In provincia di Siena, Sei Toscana è “la prima azienda a livello mondiale e da tutto il mondo vengono a vedere il nostro impianto” a dare un’applicazione al progetto “Beyond the landfill 4.0” che ha l’obiettivo di smaltire in modo del tutto naturale il percolato, uno dei residui liquidi più difficili da depurare.
Attraverso le piante, lo studio del Pnat, dell’Università di Firenze, fondato dal neurobiologo vegetale di fama internazionale Stefano Mancuso, “queste piante scompongono il percolato” ed inoltre “non si trovava traccia nel percolate nel loro fusto e nemmeno nelle radici”, lo dice Massimo Mairaghi, ad di Sei Toscana. L’idea ha preso forma e sta crescendo nel comune di Castelnuovo, nella discarica di Cornia. Così si potrebbero ridurre anche i costi enormi, da un punto di vista ambientale ed economico, per la depurazione che viene fatta con autocisterne, a impianti autorizzati al trattamento. Sei Toscana potrebbe dare un contributo storico nella gestione di questa tipologia di rifiuto.
Ma le notizie positive non finisco qui perché “questa sperimentazione è stata inserita un anno fa in un accordo di innovazione del Ministero dello sviluppo economico, è stata valutata come estremamente importanteA ed ha ottenuto un finanziamento cospicuo -prosegue Mairaghi- . Il progetto mette insieme 17 aziende ambientali italiane e 40 centri di ricerca. La nostra esperienza ha dato vita al primo centro di ricerca e di sviluppo industriale dell’economia circolare: siamo un’apripista nazionale”.
I risultati sono stati notevoli tant’è che il progetto è stato affrontato dal “Journal of Environmental Management”, rivista scientifica internazionale che si occupa di ricerche originali relative alla gestione dei sistemi ambientali e al miglioramento della qualità ambientale. “In tre anni vogliamo puntiamo a installare l’impianto sulle discariche che gestiamo”, questa la promessa di Mairaghi.
(L’intervista inizia a 21 min.18 sec e finisce a 38.50)