“Amore mio, il Palio è finito”

 

In un futuro distopico, il Palio è finito. Una nonna racconta a suo nipote il passato di Siena e delle contrade

“Oh nonna…”

“Oh nini!”

“Ma che roba è il Palio?”

Eccoci. Lo sapevo che sarebbe successo, eppure gl’avevo detto di ‘un andacci in soffitta a frugà nella mi’ roba. Invece, eccolo che arriva col mi’ vecchio fazzoletto in mano, tutto logoro piccinino, sembra abbia attraversato i secoli e invece – se fo’ du’ conti – non è che sia passato poi tanto tempo.

“Allora, nonna? Me lo vo’ di’ che era il Palio o no?”

“Ma te proprio a cent’anni ‘un ci vuoi arrivare eh! Ovvia, mettiti a sede’ e stai boncitto che è una storia lunga e la tu’ nonna è vecchia, mi ci vole un attimino pe’ organizzammi”.

‘Unn’è che mi spiri tanto di ricordammi certe cose, anche perché inizio a esse’ vecchia e i ricordi mi s’annebbiano, diventano tremuli e se ci penso troppo c’è rischio mi pigli un coccolone. Ormai a Siena ‘un se ne parla più, s’è messo tutto sotto al tappetto e festa finita, come tante altre cose che so’ successe e di cui ora riesco a ricorda’ solo la rabbia. So’ successe, a voglia se so’ successe, e quando so’ successe sembrava dovesse veni’ giù il mondo, c’erano pettoni da tutte le parti, berci a destra e a sinistra e poi… E poi niente, ognuno a casa sua!

“Amore mio, il Palio era una cosa ganza che si faceva a Siena. Ma prima di sape’ che era il Palio, bisogna tu sappia quello che eran le contrade, perché il Palio senza contrade un’ sarebbe mai esistito, anche se in parecchi se lo dimenticarono, al tempo. Sembrava che tutti si fossero scordati dov’era l’uscio di casa, forse perché in casa c’avevano fatto entra’ tutti e ‘un c’era più spazio pe’ nessuno. ‘Nsomma, io so’ convinta che oggi, quelli vecchi come me, se lo so’ ricordati dov’era casa loro e ora si mangian le mani!”

“Oh nonna, io ‘un c’ho capito niente!”

“Hai ragione. Pe’ fattela breve, a Siena ‘un facevi in tempo a veni’ al mondo che già t’avevano deciso la contrada, t’avevano regalato la bandiera o il tamburo, attaccato la coccarda alla culla e poi, se qualcuno se lo ricordava, ti sceglievano il nome! Robe da pazzi, penserai, ma nasce’ a Siena era il più bel regalo che il buon Dio poteva fare, a que’ tempi. Passato tutto il trambusto, te ti ritrovavi col tu’ babbo, la tu’ mamma e una famiglia parecchio più grande dove nessuno era imparentato con quell’altro, ma ci si voleva bene e si leticava a morte proprio come in casa. S’era tanti, qualcuno ce lo trovavi e qualcuno arrivava con le piene”.

“Ma tutta questa gente… Sicura che vi volevate bene pe’ davvero?”

“Amore mio, nella vita siamo sicuri solo di mori’! Però ti posso di’ una cosa: la contrada arrivava al su’ massimo splendore nel momento del bisogno. Perché se la vita ti faceva vede’ la su’ faccia più brutta, stai tranquillo che qualcuno a datti una mano ce lo trovavi e ‘unn’era uno solo, erano tanti! Queste erano le contrade di Siena”.

“Ma quindi, nonna, il Palio… che era?”

“Il Palio? Il Palio ‘un era nulla, o forse era tutto. Si correva co’ i cavalli in Piazza del Campo e venivano da tutto il mondo pe’ vedello. Però, amore mio, quello che era davvero il Palio si sapeva solo noi, perché nessun cronista, nessun fotografo, nessun rincoglionito passato di qui per caso ha mai saputo racconta’ il Palio, così come nessun forestiero è mai riuscito a capirlo davvero”.

“E poi? Poi che è successo?”

“E’ successo quello che succede a tutte le cose belle. Chi passava da Siena si innamorava talmente tanto di questo posto che ne voleva prende un pezzettino da mettersi in tasca. Così un giorno, piglia di qui, piglia di là, non è rimasto più nulla… Neanche il Palio”.

Così, il mi’ nipote mi guarda come se avessi parlato in greco antico pe’ tutto il tempo e facendomi un sorrisone, piglia e va’ via.

Lì, sulla seggiola, c’ha lasciato il mi’ vecchio fazzoletto stinto dal tempo, ma che ancora mostra i colori che mi facevano battere il cuore come l’amore più grande.

Il Palio è finito, ce l’hanno portato via insieme ai ricordi di una città che esisteva da sola… Ma io, se chiudo gli occhi, riesco ancora a sentire quel canto che faceva vibrare l’anima.

“… Per forza e per amore!”

Arianna Falchi