Se la condanna del fascismo fosse una delle preoccupazioni della stampa democratica, in ossequio al dettato costituzionale che a quel regime nega agibilità e cittadinanza, non dovremmo occuparci di rispondere ai periodici attacchi, francamente risibili, al professor Tomaso Montanari, reo di esercitare la sua funzione di intellettuale e rettore di un’Università, luogo per eccellenza in cui si coltivano la conoscenza e l’elaborazione del pensiero critico, quindi della politica nella sua accezione più alta.
Attacchi strumentali che dimostrano oltretutto la non conoscenza e il disprezzo per gli stessi meccanismi di funzionamento degli Atenei, dato che non il capo (che in democrazia non esiste, almeno per ora), ma il Senato accademico dell’Università per Stranieri di Siena ha votato all’unanimità di uscire dall’accordo con la Marina Militare Italiana per un tirocinio su una nave da guerra.
Tacciare l’antifascismo come espressione di radicalismo di sinistra “che ricorre come un mantra. O come un’ossessione” dimostra quanto in pericolo sia la nostra casa democratica, in cui si arriva persino a derubricare la lotta partigiana e la Resistenza antifascista come questione di parte piuttosto che la radice da cui è nata la nostra Costituzione.
Discutere nel merito delle notizie, invece di attaccare ideologicamente sarebbe già un passo in avanti verso una cultura di pace.
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