Tanti applausi per il Drappellone di Massimo Stecchi svelato poco fa nel cortile del Podestà, un cencio gioioso la cui presentazione come ha detto il sindaco Luigi de Mossi segna l’inizio della ‘stagione senese’. La stesura piena del colore, per delineare simboli cari alla città, crea contrasti cromatici, vibrati e decisi, ricchi e maturi, dove una costante palette cromatica si rincorre, si mescola, si scontra per poi sposarsi in un armonico tutto di rossi, azzurri, neri e bianchi. Sono queste le nuance predominanti, primarie, efficaci. Elementi chiave del racconto, apparentemente semplice e pulito ma, invece, sorprendentemente carico di senso, storie e vissuto. Ecco allora che il rosso della ‘terra bruciata di Siena’ attraversato da linee e tratti scuri, quasi notte, si materializza e dà vita, con forza, al volto della Madonna di Provenzano, che domina l’opera.
La Vergine sembra, quasi, appoggiata con grazia al dipinto, con quella sua ottocentesca lamina d’argento per un effetto trompe l’oeil riuscitissimo. Nel drappo ecco emergere anche il corpo robusto ed energico di un giovane festante con indosso solo una ‘balzana’. Un sottile richiamo, quasi sussurrato, alla decorazione figurativa della ceramografia dell’Antica Grecia e ai suoi guerrieri che, qui, diventa portavoce della Siena del passato e del futuro. Un occhio a ciò che sarà, oggi e domani, nel messaggio carico di speranza e gioia affidato a un grande palloncino bianco che si libra in volo in un giorno di festa. Ed è proprio nel gioco fanciullesco e nell’approcciarsi con candore alle scoperte della vita che si ritrova il senso più profondo del Palio.
“Un’emozione fortissima – afferma il pittore del Palio -. Ho cercato di raffigurare di sopra una parte eterea, leggera con l’azzurro per poi passare al lotta rappresentata dal Terra di Siena, la lotta nel quotidiano. Io ci vedo questo passaggio. Il cavallo è protagonista ma insieme al barbaresco, al popolo che lo abbraccia”. Una leggerezza simbolica, ma ben lontana dalla superficialità, che si contrappone alle pennellate decise, nette, piene, che ricordano l’uso selvaggio del colore, del movimento Fauves e in particolare nei due protagonisti che dominano lo spazio di questo drappo di seta: il bambino e la Advocata nostra.
Ma in questo ritmato alternarsi di pieni e vuoti, di chiari e scuri, c’è posto anche per l’altro soggetto della storia paliesca, artefice indiscusso della vittoria nella corsa, il cavallo. Elemento stilistico molto amato dall’artista, che ritorna più volte. Prima, ombra ritagliata dalla luce e lasciata al mistero, che avvolge e custodisce in un caldo abbraccio il giubilo del popolo di contrada. E poi stemmi, quasi un motivo ripetuto all’infinito, nello sfondo di un cielo azzurro spatolato. Insieme alla riproduzione stilizzata del cavallo che appare e scompare, con decise pennellate emerge il cromatismo delle dieci Contrade che partecipano alla Carriera.È una continua narrazione fatta di interpreti, immagini e segni che trova radici nella storia, nel territorio e nella tradizione di un mondo antico, quello di Siena, sopravvissuto nel tempo, capace e determinato per far parte dell’avvenire. “Mi piace questa idea che una persona senese si sia creato una professionalità ed una capacità artistica – spiega il sindaco Luigi De Mossi- . Dentro a questo Palio ci sono tante cose: il rosso fiorentino, Gino Bonechi, tante citazioni legate al cinema, a Pasolini. C’è tanta Siena dentro il Drappellone”.