Un lungo applauso ha accolto il Drappellone di Andrea Anastasio. L’opera è profondamente connotata dalla ricerca e dall’innovazione.
Al posto della consueta tecnica pittorica, l’autore sceglie la stampa digitale su sequins e il ricamo manuale, affinché creatività, contaminazione di linguaggi e approccio interdisciplinare possano donare all’opera l’energia e la freschezza necessarie a celebrare il primo Palio dell’Assunta successivo alla pandemia
Unità e unicità sono i due elementi cardine della riflessione di De Mossi che parla del Palio come “momento di unione sociale e antropologica che si diversifica” dove “un solo popolo vince. Ma questo – continua- non significa smettere di sognare” per gli altri popoli. “In questo eterno andare, come il grande mare, siamo qui per testimoniare la nostra unicità che ci divide ma che ci riunisce”, ha aggiunto.
Nel lavoro di Anastasio sono rappresentati l’immagine del palazzo comunale e tutti i simboli del Palio: la Madonna, la testa di un cavallo, le contrade partecipanti. l’artista romano ha seguito le varie fasi della festa senese, visitando già prima dello scoppio della pandemia alcuni musei delle contrade dove vengono custoditi gelosamente i drappelloni vinti.
A presentare il Cencio è stato Davide Quadrio, direttore del Mao di Torino. Il Palio, spiega, “è un micro cosmo che racchiude il senso del Palio, i suoi elementi costitutivi, la sua narrativa. Ma il vero gesto inconsueto di questo drappellone sta nelle tecniche che Andrea attua per fare di questa stoffa un oggetto performativo che vive di riflessi e di luce”.
Ancora Quadrio: “Anastasio nella sua pratica continua a unire tradizione e libertà espressiva, innovazione con poesia e gesto. Anche qui Anastasio performa il drappellone non lo disegna. La stoffa propone la stessa immagine sui due versi, ma l’una l’ombra dell’altra, o meglio l’ombra del retro si rivela nella luce (fulminea, accecante bagliore) del davanti: infatti l’immagine ricoperta di paillettes iridescenti sono più specchio che porta la luce divina che corazza militare”. “Volevo che questo lavoro riuscisse non solo a riflettere luce, ma anche darla”, sono le parole di Attanasio. “Così la pittura la assorbe mentre il materiale attraverso il quale è stato composto la riflette e la fa scaturire e fa muovere le immagini”