La trasparenza nell’indicazione dell’origine e della provenienza dei prodotti rappresenta un valore aggiunto sia per il consumatore che per il produttore. Coldiretti ha da sempre promosso lo sviluppo di politiche rivolte all’incentivazione della trasparenza e dell’origine dei prodotti agroalimentari, per impedire di spacciare, come Made in Italy, generi alimentari importati da Paesi lontani.
“L’attuazione di politiche volte ad una maggiore trasparenza sulla provenienza dei prodotti aiuta le aziende agroalimentari italiane di qualità e le tutela nei confronti di tutti coloro che, attraverso l’utilizzo dell’immagine di prodotti Made in Italy, cercano di promuovere prodotti che italiani non sono – dichiara Coldiretti Siena – Noi abbiamo sostenuto fortemente l’applicazione di regole che obbligassero alla trasparenza, come è successo per il latte e derivati, e per il grano, riso e pasta. E da Siena faremo lo stesso anche con questa campagna che spinge per estendere l’obbligo di trasparenza agli agrumi ed alla frutta utilizzati per produrre aranciate e succhi di frutta”.
Al tavolo agrumicolo convocato dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, Coldiretti ha chiesto maggiori regole sull’indicazione della provenienza di queste materie prime: “L’Italia deve percorrere la strada della trasparenza per tutti i prodotti agroalimentari. L’84% degli italiani ritiene importante che nei succhi venga indicata l’origine della frutta impiegata secondo la consultazioni on line del Ministero delle Politiche Agricole. Una indicazione che va raccolta con un provvedimento ad hoc. Si tratta peraltro di una esigenza per i consumatori e di necessità per salvare gli agrumi italiani con una pianta di arance su tre (31%) che è stata tagliata negli ultimi quindici anni, ma si sono anche verificati il dimezzamento dei limoni (-50%) e una riduzione del 18% delle piante di clementine e mandarini, sulla base dell’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Istat. Sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale ed ambientale. Serve dunque anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese. In questo contesto particolarmente preoccupante è la trattativa dell’Unione Europea con i Paesi del Mercosur che rischia di avere effetti catastrofici sul settore che è già pesantemente colpito dagli accordi preferenziali come le condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per le arance e le clementine”.