Gli architetti senesi sono preoccupati per la scadenza del Regolamento urbanistico del Comune di Siena. Alla conferenza “La crisi dei Piani urbanistici”, che si è svolta lunedì 21 marzo nell’auditorium della Scuola edile, hanno partecipato più di 120 iscritti all’Ordine.
«Visto che tra pochi giorni scadrà il Regolamento urbanistico del Comune di Siena – spiega Elisabetta Corsi, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC senese – abbiamo deciso di incontrarci in questa assemblea per capire quali saranno le ricadute sui Piani locali dell’applicazione della legge regionale toscana 65 del 2014. Con la scadenza imminente del Regolamento, a Siena ci saranno ripercussioni negative con un blocco più o meno generalizzato di tutte le attività che riguardano l’espansione edilizia, il recupero dei contenitori e la riorganizzazione urbanistica sul territorio comunale. Ovviamente, non stiamo parlando dei piccoli interventi, dei risanamenti o delle ristrutturazioni di unità abitative o commerciali, ma bensì degli interventi più sostanziosi. La domanda che sorge spontanea a tanti colleghi è quali saranno le conseguenze per noi professionisti. C’è il rischio infatti di poter fare molto meno di quello che la committenza ci chiederà. Non è un caso che il nostro Ordine, negli ultimi anni, si sia mosso anche con altri collegi professionali per contrastare il Pit della Regione Toscana. Infatti, quello che succede oggi – sottolinea Corsi – non è altro che la conseguenza tangibile di ciò che è stato scritto un anno fa nella nuova normativa regionale».
Sono due anni che l’Ordine degli Architetti PPC di Siena punta il dito contro la legge regionale 65 e il Pit, al fine di snellire e semplificare la normativa sul governo del territorio: «il nostro Ordine – dicono i consiglieri – rappresenta il mondo dell’architettura, del paesaggio, del territorio e del restauro. Il nostro ruolo, troppo spesso ricondotto a semplici portatori di interessi privati dei committenti, è quello di intervenire con la qualità degli interventi, non con la cementificazione».
«Il Pit – spiega il consigliere dell’Ordine Alessandro Ceccherini – non è altro che una mole enorme di normative e restrizioni. Lo abbiamo osteggiato fin dall’inizio anche con un ricorso al Tar. Infatti, a nostro avviso, il governo del territorio va accompagnato, senza restringere troppo gli investimenti in edilizia nei comuni. Il rischio è di disincentivare le richieste della committenza andando così a depauperare il territorio di possibile sviluppo che, se governato bene, porta occupazione e ricchezza. Quello che succederà nel comune di Siena, con la scadenza dello strumento urbanistico principale e l’entrata nel regime delle salvaguardie previste dalla legge, ci preoccupa molto. Ma di tutto ciò ne eravamo consapevoli già da tempo, da quando cominciammo le nostre battaglie sulla legge regionale 65 e sul Pit».
Il vicepresidente dell’Ordine senese Francesco Ventani aggiunge: «Come detto da Ceccherini, a suo tempo avevamo messo in guardia i Comuni dalla nuova pianificazione territoriale della Regione Toscana, che tende ad esautorare i Comuni stessi dalle scelte urbanistiche locali, azzerando difatti il progetto di piano delle amministrazioni comunali. Ne è esempio l’art. 4 della legge regionale 65, che stabilisce cosa sia il confine del territorio urbanizzato e come vada disegnato, senza un minimo di interpretazione progettuale, senza un criterio strategico. Dalla 65 in poi quindi solo i Piani che hanno questo limite sono conformi alla nuova normativa. Però non vi è chiarezza per il regime transitorio e soprattutto come si debbano applicare le salvaguardie: il Regolamento Urbanistico di Siena è stato preso oggi come ‘caso studio’, trovandosi, come molti altri, nel limbo dei RU con previsioni decadute e ancora non conformi alla nuova legge, e pertanto – conclude Ventani – non a tutti gli effetti assimilabili al Piano operativo. Con tutto ciò che ne consegue».
Alla conferenza degli architetti senesi è intervenuto il sindaco di Siena Bruno Valentini rispondendo a diverse domande dei presenti. Parlando alla platea, il primo cittadino senese ha dichiarato: «Puntiamo a rifare il Piano strutturale e Piano Operativo entro due anni, entro il termine di questo mandato. Con il nuovo Piano ridurremo le volumetrie previste laddove sarà possibile, privilegeremo il riuso ambientalmente compatibile ed infine valuteremo norme per permettere cambi di destinazione nel centro storico per destinazione ricettiva perché molti immobili altrimenti non sono recuperabili». Il Comune di Siena in particolare ha chiesto alla Regione quali effetti produrrà l’entrata in vigore delle norme di salvaguardia transitorie a seguito della scadenza del vigente Regolamento urbanistico e in attesa della redazione del nuovo Piano operativo.
«L’attuale situazione economica del contesto in cui operiamo – spiega il consiglio dell’Ordine – ci impone di esigere dagli amministratori chiarezza e tempistiche certe sulle ricadute socio economiche per l’importante settore dell’edilizia che questo imminente adeguamento degli strumenti urbanistici avrà su tutta la città e la nostra provincia. L’incertezza dei tempi e delle modalità di attuazione delle normative locali non può che scoraggiare possibili investitori in un momento cruciale in cui qualche lieve spiraglio di ripresa del mercato immobiliare e del settore edile è già in atto. In questo contesto l’Ordine degli Architetti di Siena non può che prendere atto del forte ritardo con cui amministrazioni locali, per prima quella di Siena, non hanno ancora provveduto alla redazione del Piano operativo ad un anno e mezzo dall’entrata in vigore della pur contestata legge regionale 65 generando una serie di ricadute negative non solo sulla nostra attività professionale, ma su tutta la collettività. Gli architetti senesi saranno portatori quindi, attraverso le istituzioni di rappresentanza regionale, della situazione locale con un dibattito aperto e costruttivo – concludono i consiglieri – che sensibilizzi la Regione Toscana e l’opinione pubblica».