La trama è degna di Arsenio Lupin, se non fosse per il fatto che il ladro più famoso di tutti i tempi non avrebbe sbagliato un passo. Lui, invece, S.T., pugliese di 47 anni con residenza a Grosseto, è stato molto scaltro nel compiere le rapine (sei, in provincia di Siena e tutte nelle filiali di Banca Monte dei Paschi) ma ha compiuto il passo falso nell’arroganza del sottovalutare l’acume investigativo dei carabinieri del Nucleo investigativo di Siena.
Perché di questo si è trattato: “oltre all’enorme supporto delle telecamere di videosorveglianza che hanno dato il primo input ai militari senesi, l’indagine è stata tradizionale nei modi e ha messo in luce la grande efficienza tecnica ed investigativa degli uomini del colonnello Di Pace, che hanno capito che c’era un’unica mano dietro alle sei rapine, per poi arrivare a chiudere l’operazione con l’arresto” ha commentato il procuratore Salvatore Vitello nella conferenza stampa odierna.
C’è voluto tempo, metodo e pazienza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Siena ci hanno messo del loro nell’accurata ricostruzione dei vari episodi, ma alla fine i risultati sono giunti puntuali e inesorabili. Così, un vero professionista delle rapine in banca, un pugliese di 47 anni, domiciliato a Grosseto, è stato assicurato alla giustizia. Ieri notte è stato catturato nel capoluogo maremmano dai militari senesi con la collaborazione dei colleghi di Grosseto. È stata data così esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dal Procuratore Capo Salvatore Vitello, dal pm Nicola Marini ed emessa dal gip Roberta Malavasi in relazione a sei rapine in banca commesse a cavallo fra il 2016 e il 2017 nella nostra provincia. “Erano state tutte compiute ai danni di filiali isolate del Monte dei Paschi di Siena, quasi che quel personaggio nutrisse una sorta di scaramantica predilezione per l’istituto bancario senese che in quelle sei occasioni gli aveva fruttato un bottino complessivo di oltre centomila euro. Aveva cominciato la propria avventura a Rosia il 25 luglio 2016, poi il 29 agosto 2016 aveva operato ad Arbia, in Comune di Asciano, dopo un anno di pausa era tornato alla carica il 7 agosto 2017 per colpire a Vescovado di Murlo e poi, in rapida successione, era stata la volta di San Giovanni D’Asso il 4 settembre 2017, di Sant’Angelo in Colle il 18 ottobre scorso e l’ultima a San Rocco a Pilli il 6 novembre” ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Di Pace.
Aveva sempre operato in solitaria, approfittando della sua carnagione olivastra aveva preso l’abitudine di simulare un’origine magrebina, imitando il particolare l’accento nordafricano, storpiando volontariamente la lingua italiana, chiedendo informazioni sul come poter inviare bonifici in Marocco. Agiva preferibilmente in orario di chiusura quando nelle piccole filiali degli istituti bancari di paese è difficile incontrare clienti, operando sempre a volto scoperto per aver facile accesso all’obiettivo, estraeva una pistola forse finta ma tremendamente verosimile e minacciava gli impiegati così da farsi consegnare il denaro in cassa. Completava poi l’operazione ammanettando di schiena con fascette di plastica le sue vittime, che venivano rinchiuse all’interno del bagno della filiale, in maniera da avere il tempo di allontanarsi a piedi verso un’autovettura che lo attendeva nelle strade viciniori. Nell’episodio di San Rocco a Pilli un passante era riuscito finalmente ad annotare la targa della macchina del rapinatore sbagliandosi però sul modello. I Carabinieri vista la successione degli episodi e la collocazione degli obiettivi avevano immaginato che il rapinatore potesse provenire dalla provincia di Grosseto.
Quella targa era stata però fondamentale perché in seguito ad un’accurata ricerca aiutata dalle telecamere di videosorveglianza, gli investigatori sono riusciti ad arrivare fino a Grosseto. A questo punto sono risaliti all’auto – rubata – e con targa anch’essa rubata. Il rapinatore aveva girato la provincia maremmana, era arrivato fino a Piombino e di qui è partita la fase finale dell’indagine che ha portato al definitivo riconoscimento. Grazie anche a dettagli come la stecca al dito della mano sinistra e alla fasciatura al braccio destro che avevano contraddistinto il rapinatore solitario (la fasciatura serviva a coprire la cicatrice di un tatuaggio rimosso, lui stava attento a non far notare segni di riconoscimento). Erano stati così raccolti elementi probatori incontrovertibili e copiosi che avevano consentito di arrivare alla proposta che il pm Marini, sulla base dell’accurata ricostruzione del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di siena, aveva inoltrato al gip Malavasi. In fase di esecuzione dell’ordinanza restrittiva, durante la perquisizione domiciliare, saltavano fuori le chiavi dell’auto rubata e l’abbigliamento utilizzato per le rapine. Così il rapinatore solitario, che all’arrivo dei carabinieri si è mostrato per niente sorpreso e che è rientrato da poco da una vacanza nelle Antille, in attesa del processo che si terrà a Siena, sarà in un poco gradito soggiorno nel carcere di Grosseto.
Katiuscia Vaselli