Il 10 febbraio 1287 si insedia ufficialmente il governo dei Nove. E’ il coronamento della marcia di avvicinamento al guelfismo che, dopo le battaglie di Benevento (1266), di Tagliacozzo (1268) e di Colle Val d’Elsa rovinosamente perdute dai ghibellini, Siena ha imboccato per allinearsi al nuovo corso dopo che è tramontato il potere imperiale. I Nove sono espressione dei grandi mercanti e dei banchieri cittadini: dureranno al potere fino al 1355, reprimendo anche varie opposizioni (ad esempio quella del 26 ottobre 1318) con il pugno di ferro; escludendo tutte le altri corporazioni cittadine dal governo, ma anche ricercando e trovando compromessi importanti con gli esponenti meno radicali dell’aristocrazia cittadina.
Dal punto di vista culturale, artistico, urbanistico e architettonico, il loro sarà il periodo del massimo splendore di Siena. Al periodo Novesco risalgono, infatti, la costruzione o l’abbellimento di tutti gli edifici più importanti di Siena: primi tra tanti Palazzo Pubblico, Fonte Gaia, la Torre del Mangia. Proprio quest’ultima, non a caso, è coronata di merli guelfi (orizzontali) e furono proprio i Nove a decretare, con il loro insediamento al potere, che da tutti i palazzi e dalle torri cittadine sparissero, invece, i merli ghibellini (a coda di rondine).
Si dice però che il conte Marescotti, fiero ghibellino, avesse mantenuto nella parte interna del suo palazzo (oggi palazzo Chigi Saracini), nascosti e visibili solo dalle sue finestre, alcuni merli a coda di rondine ben nascosti. La tradizione vuole: tanti quanti erano i figli che aveva perso nella battaglia di Montaperti. Forse questa è solo una tradizione, appunto, ma in una ristrutturazione della seconda metà del secolo scorso furono tolti dei tamponamenti ai merli di palazzo Chigi Saracini e videro di nuovo la luce alcune “code di rondine”. Forse questa è solo una leggenda, appunto, ma in una ristrutturazione degli anni ’80 (del Novecento) furono tolti dei tamponamenti ai merli di palazzo Chigi Saracini e videro di nuovo la luce alcune “code di rondine”.
Maura Martellucci
Roberto Cresti