Undici capi colpiti, due pecore già morte ed i restanti animali gravemente feriti. Un danno economico che sarà superiore ai 3mila euro e soprattutto la minaccia di predatori che sono sempre più vicini ai centri abitati e non sembrano avere paura dell’uomo. Ad Asciano è avvenuta nuovamente, una strage di pecore ed agnelli. Dopo il fatto avvenuto nella notte tra domenica e lunedì (link qui) in località La Pievina , di proprietà di Pietro Basilio Carta, stavolta, l’attacco ha colpito il podere Milanino del fratello Franco Carta. ” Io non sto dormendo più la notte – dice Carta, con una voce spezzata dalle lacrime -. Sono sicuro che poi risuccede anche domani. Nessuno può dirmi quanto vale la mia pecora, è dagli anni ’70 in che le cresco in un certo modo, nessuno può dargli un valore. Qui c’è un danno reale, perdo 300 euro di una pecora a inizio lattazione. Le ho fatte partorire ora, il latte costa di più perché non c’è, ed alla fine mi sono sacrificato per vederle morte, Negli anni a venire queste pecore non ci saranno più e quelle rimaste avranno un calo nella produzione per i prossimi 15 – 20 giorni prima di poter riacquistare la propria tranquillità”.
Quello che dovrebbe fare riflettere però, come già detto, è la vicinanza degli attacchi. I lupi sono sempre più vicini ai centri abitati. L’azienda La Pievina infatti dista pochissimi chilometri da Asciano e le stragi avvenute qualche giorno fa si sono consumate nella zona dell’azienda che si trova davanti alla strada Lauretana. I rischi ci sono anche per l’uomo. “Io sono allevatore da una vita e in 50 anni di lavoro non ho mai visto due attacchi in due giorni consecutivi – ci racconta Paolo Basilio Carta-. Il danno non è enorme, si sopravvive, noi però non riusciamo a vivere più. Per fare un lavoro come il mio ci vuole tanta passione, così la passione se ne va. I lupi quando vedono una persona cosa fanno? Io penso che la cosa sia abbastanza grave. Quando mangeranno un bambino qualcuna farà qualcosa. Queste bestie non ci devo essere – continua -.Chiediamo solo questo. Serve un cambio di mentalità, non si può noi chiedere di togliere questi predatori mentre qualcun’altro predica di aumentarne il numero. Poi queste campagne circostanti dove andranno a finire se continiamo così? Si vuole tornare agli anni ’60 quando tutto era abbandonato, vogliamo rinselvatichire tutto?”.
Tanta la frustrazione e la paura che c’è tra gli allevatori, una frustrazione che è bene documentata anche dalla loro associazione di rappresentanza, la Coldiretti di Siena che, ancora una volta, chiede alla politica di fare qualcosa per risolvere la drammatica situazione. ” Alla pubblica amministrazione ci rivolgiamo nuovamente per mettere mano a questo problema – tuona il direttore della Coldiretti Siena, Simone Solfanelli -.Adesso ci sentiamo anche presi in giro. Noi ripetiamo quello che diciamo da trent’anni: non è possibile una convivenza tra il lupo e la pecora. Si deve scegliere. Se si vuole i lupi si pagano i pastori. Se vogliamo continuare ad allevare e a produrre formaggio bisogna contenere questi animali, o ibridi o quello che sono, magari mettendo anche delle norme per abbatterli”.
Marco Crimi