Confindustria porta avanti da più di un decennio politiche volte alla precarizzazione del mercato del lavoro. Sono 4 milioni e mezzo i precari oggi in Italia. Precari che difficilmente riescono ad usufruire dei pochi diritti garantiti dai contratti a tempo determinato per le scorrettezze portate avanti dalle aziende, forti della loro impunità: donne incinte licenziate, mancati rinnovi del contratto dopo due anni di precariato, sindacalisti ai quali non vengono rinnovati i contratti. Questi sono solo alcuni dei tanti abusi che i precari subiscono.
La Confederazione, inoltre, di fronte alla crisi del debito sta cercando, attraverso i suoi organi stampa e i suoi rappresentanti di convincere i cittadini e le cittadine, della responsabilità di tutti noi nell’aver causato il disastro e della necessità che tutti si debbano sacrificare. I dati, al contrario, dimostrano che le imprese italiane sono state le prime beneficiarie di milioni di sovvenzioni e sgravi fiscali pagati con i soldi dei contribuenti. Confindustria è dunque responsabile di questa crisi. Tra il 2003 e il 2008 i contributi alle imprese, al netto dei benefici fiscali, sono stati erogati a una media di 30 miliardi l’anno (circa il 2% del Pil), cioè quasi i due terzi del disavanzo pubblico da recuperare entro il 2013. Al contrario, nel 2006, l’Italia spendeva lo 0,5% del Pil per sostenere i disoccupati contro il 2,6% speso dalla Spagna e il 2 speso da Francia e Germania.
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