Avi.Coop Amadori chiude il sito a Monteriggioni: licenziati 200 lavoratori. Flai Cgil: “Mai stata trattativa”

Non è bastata la disponibilità della Regione, della Provincia di Siena e del comune di Monteriggioni a supportare un percorso di riconversione dello stabilimento: Avi.Coop, azienda del gruppo Amadori, ha comunicato oggi a mezzogiorno, tramite mail, la chiusura del sito produttivo di Monteriggioni con il conseguente licenziamento di 200 lavoratori. Dal mese di luglio duecento persone  – e le loro famiglie – saranno senza lavoro. E anche senza ammortizzatori sociali perché si parla solo di una ventina di dipendenti a tempo indeterminato.

Un braccio di ferro che va avanti da alcune settimane, sfociato nella manifestazione davanti alla prefettura di Siena, e infine ieri nell’incontro a Palazzo Strozzi Sacrati tra l’azienda, la Regione e sindacati. Di fatto, purtroppo, la trattativa non c’è mai stata.  E’ in questa occasione che il gruppo industriale Amadori aveva chiesto tempo per dare una risposta alla disponibilità messa in campo dalle istituzioni di supportare un percorso di riconversione del sito produttivo e la disponibilità delle maestranze a rivedere la propria attività lavorativa. “All’azienda era stato chiesto solo di mantenere i livelli occupazionali attuali e quelli salariali a piena produzione per il tempo necessario ad individuare un percorso di riqualificazione del quale si sarebbero fatte carico le Istituzioni regionali e locali tutte” – informano i sindacati – “Non solo uno strappo istituzionale, ma una macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori”. E’ stato tentato tutto per convincere l’azienda a tornare sui propri passi. “Tutto inutile – racconta Antonella Campione, funzionario della Flai Cgil di Siena -. Avevano già deciso di chiudere. Non erano interessati a proseguire”. Un finale che un mese e mezzo fa secondo la sindacalista non era prevedibile: “Parlavano di inserire altre 25 figure. Poi hanno iniziato a parlare della crisi legata ai costi della carne di tacchino e siamo arrivati a oggi”.
Un problema ulteriore è rappresentato dall’impossibilità di riconvertire lo stabilimento, in quanto è di proprietà della stessa Amadori.  I sindacati tuttavia non si danno per vinti e il 20 giugno saranno a manifestare davanti alla sede principale della società, a Cesena.

“Hanno detto che le persone non compravano tacchini ed hanno deciso di chiudere”, dice il segretario della Cisl di Siena Riccardo Pucci. “Faccio però presente che nello stabilimento di Cesena hanno incrementato la produzione di tacchini e cercano personale…”

Katiuscia Vaselli