“Chiedere alla Fip lo slittamento dei campionati? Mi dispiace ma io non sono d’accordo”. E il parere espresso dal ds della Virtus Siena Gabriele Voltolini in merito alla richiesta di più di 60 società toscane – tra cui il Costone- di rinviare i campionati di basket dilettantistici.
“Quando a giugno abbiamo faticosamente iniziato a fare attività all’aperto sembrava un sogno: ci siamo fatti in 4 per riprendere a giocare, seppur con allenamenti individuali e distanziati – così inizia la riflessione sposta sui social-.Ci è sembrata una liberazione. Da lì in poi è stato tutto un percorso a ostacoli con la rincorsa al rispetto di protocolli che cambiavano di giorno in giorno ed il tentativo di garantire la massima (o comunque la maggiore possibile) sicurezza ai nostri ragazzi, agli allenatori ed a tutti i fruitori del nostro impianto. Abbiamo sanificato, effettuato tamponi alla squadra e allo staff e fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per garantire sicurezza. Il nostro medico sociale è attentissimo a tutto, abbiamo gestito i casi di “contatto di contatto” con la massima attenzione e messo in isolamento i ragazzi con qualche linea di febbre (risultati poi fortunatamente negativi) attenendoci scrupolosamente al protocollo”.
“Qualche giorno fa abbiamo chiesto con forza alla nostra federazione di farsi parte in causa per evitare una chiusura che sarebbe stata devastante e oggi, passati nemmeno 10 giorni da quel momento, si chiede il posticipo dei campionati? Scusate ma non comprendo -prosegue Voltolini-. Sono molto sensibile al momento che stiamo vivendo, reputo il virus una cosa seria e con il quale non si può scherzare, ma gli attori che fermano lo spettacolo quando il sipario è alzato a me sembra un contro senso spaventoso. Sapevamo tutti in quale situazione eravamo, non credo che qualcuno, giocatore, allenatore o dirigente che sia, si aspettasse di essere fuori dalla pandemia quando ha deciso di ripartire a inizio settembre. Fermarsi ora per me significa la morte di un movimento già in crisi perché non ripartiremmo più”.
“Tra un mese o due la situazione sarà migliore- si chiede ancora-? Lo spero con tutto il cuore, ma non ne sono convinto. La salute viene avanti a tutto, sono d’accordo, ma fino a che ce lo permetteranno non possiamo essere noi a tirarci indietro. Stringiamo i protocolli, magari chiediamo alla fip un aiuto concreto per l’effettuazione di tamponi e altri controlli settimanali, ma non auto sospendiamoci perché non ha alcun senso. Il basket dilettantistico è qualcosa di superfluo in questo momento? Assolutamente no. In A2 tutti, in B la quasi totalità, in C Gold alcuni vivono solo di basket ed il basket è il loro lavoro. I nostri ragazzi vivono con la speranza di ripartire, hanno segnato sul calendario la data di inizio dei campionati: alimentiamo i loro sogni e le loro aspettative, sempre in sicurezza”.
Infine la conclusione del ragionamento. “Io ho paura di ammalarmi, sempre: la mattina quando vado in ufficio, quando vado al bar a prendere il caffè, al supermercato, in palestra. Il rischio esiste, condivido la paura di chi, ammalandosi o dovendo subire un eventuale isolamento metterebbe a rischio il proprio lavoro, ma non possiamo smettere di vivere. Eliminiamo il superfluo, per me la pallacanestro non lo è- conclude-. Da dirigente dico che sospendere adesso significherebbe la fine per molte società perché apriremmo il fianco allo step successivo: la chiusura dell’attività. Se non siamo noi i primi a difenderci chi deve farlo per noi? Rispetto ovviamente il pensiero di tutti e questo è solamente il mio personale. Spero di non essere stato offensivo con nessuno, soprattutto con coloro che hanno avuto e stanno avendo a che fare con questo maledetto virus. Provare ad iniziare potrebbe essere un segnale di speranza anche per loro. Io ci credo e ci spero!”