Sulla vertenza Beko ogni incontro che vede coinvolta l’azienda sembra una fotocopia del precedente.
Ed anche dall’audizione in commissione attività produttive della Camera il ritornello resta il solito: ci sono delle emorragie di perdite insostenibili e il sito di Siena andrà avanti fino al 31 dicembre 2025, ma il finale, se non viene cambiato, resta quello della chiusura.
Concetti espressi anche dal responsabile delle relazioni esterne della multinazionale Maurizio David Sberna, che però si è preso l’impegno a valutare “tutte le operazioni di carattere industriale che possono emergere” affinché “si mitighi l’impatto del piano industriale”, che prevede 1935 esuberi.
Siena, insieme allo stabilimento di Cassinetta e quello di Comunanza “genera perdite da 50 milioni all’anno”, prosegue il manager. Il mercato degli elettrodomestici è invece in “strutturale sottoutilizzazione della capacità produttive”.
I parlamentari hanno sottolineato in coro che il piano di Beko Europe è inaccettabile ed hanno incalzato Sberna sul Golden Power. “Riteniamo – la sua risposta- che il piano rispetti le prescrizioni notificate nell’ambito” della misura.
In audizione oggi anche i sindacati di categoria. Sia Barbara Tibaldi, Fiom Cgil, che Massimiliano Nobis, Fim Cisl, hanno chiesto al Governo di intervenire per abbassare i costi dell’energia che dell’approvvigionamento delle materie prime.
Sono stati anche sentiti Lucia Gambardella, Uilm Uil, e Francesco Armandi, Ugl. Va avanti intanto la protesta dei lavoratori senesi, che erano presenti stamani a Prato per la manifestazione per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici