Beko, il lungo addio alimenta le speranze dei sindacati: “Due anni in più per rilanciare Siena”

Lo stop a tempo indeterminato alla produzione è confermata per il prossimo 31 dicembre. Ma Beko al momento non aprirà procedure di licenziamento di massa e resterà comunque sul territorio almeno fino a fine 2027, in un periodo di transizione che per i lavoratori significherà ammortizzatori sociali. Due anni in più dunque per poter ottenere una reindustrializzazione, visto che la multinazionale comunque se ne andrà.

“La vera novità è l’impegno di Comune, Regione e Provincia ad acquistare il capannone. Questo è un passaggio cruciale: con il tempo che abbiamo a disposizione, potremmo individuare un soggetto industriale credibile interessato a investire sul territorio. Allo stesso tempo, Beko, grazie a un risparmio di circa 4,5 milioni di euro sull’affitto, potrebbe anche decidere di restare.  L’azienda ha garantito la produzione fino al 31 dicembre 2025, ma si aprirà un nuovo confronto—l’“accordo quadro”—per valutare la possibilità di coinvolgere sia Beko sia altri soggetti, con l’obiettivo di garantire la continuità lavorativa”, è l’osservazione di Giuseppe Cesarano, della Fim Cisl di Siena.

“Dobbiamo essere chiari: oggi usciamo con tre anni di tempo per lavorare a un percorso di trattativa e con l’impegno concreto del governo a risolvere il problema dell’acquisizione dello stabilimento, affinché non rappresenti più un ostacolo per nuovi investitori – l’intervento di Daniela Miniero, Fiom Cgil Siena – . Va detto, però, che Beko ha comunque deciso di lasciare Siena, indipendentemente dalla questione dello stabilimento.  Detto questo, abbiamo tre anni a disposizione e, soprattutto, una trattativa che oggi si apre ufficialmente. Ci sono molti aspetti da discutere: l’utilizzo dei risparmi derivanti dall’eventuale eliminazione dell’affitto, l’integrazione che intendiamo chiedere per la cassa integrazione, la questione della produzione, che ad oggi sembra destinata a terminare nel 2025, ma che potrebbe essere prolungata. Se ci saranno agevolazioni e risorse risparmiate, dovranno tornare ai lavoratori”.

Valerio Fabiani, consigliere di Eugenio Giani per le crisi aziendali, torna sul tema dell’acquisizione delle istituzioni locali dello stabilimento: “Siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre. Abbiamo già avviato un confronto con la proprietà dell’immobile e abbiamo messo sul tavolo la nostra disponibilità. Inoltre, abbiamo confermato l’impegno a realizzare un grande progetto formativo, che prevede fino a 3mila euro per ogni lavoratore impiegato nel sito di Siena. Ora però tocca all’azienda fare chiarezza: serve un’operazione verità per conoscere le sue reali intenzioni. Con Beko o senza Beko, il nostro obiettivo è che quel sito rimanga un polo industriale, dove si continui a fare impresa e garantire occupazione”, le sue parole.

Un nuovo tavolo al Mimit intanto è atteso per il 10 febbraio.

“Come Regione – ha evidenziato il presidente di Regione Toscana Eugenio Giani – siamo pronti a fare la nostra parte e in questo senso accogliamo positivamente l’impegno del ministro a supportare gli investimenti e a porre il tema dell’acquisizione dell’immobile di Siena, garantendone la destinazione industriale. Dobbiamo fare tutto il possibile perché questa azienda possa essere rilanciata e per salvaguardare il lavoro ai 300 dipendenti dello stabilimento senese”.

Soddisfazione poi espressa dal parlamentare di FdI Francesco Michelotti: “Di fronte all’annunciata volontà dell’azienda di dismettere il sito, il Mimit ha chiesto ai vertici di prendere altri tre anni di tempo per ipotizzare possibili soluzioni alternative che garantiscano la continuità industriale. É stato altresì chiesto un nuovo piano industriale per 300 milioni di investimenti, con la previsione di 300 milioni. Grazie a questo impegno e al lavoro costante dell’esecutivo, il dialogo resta aperto”.

MC