Siena

Beko, la Fiom Cgil a Fim Cisl e Uilm: “Alzino il livello della discussione, i semi di buon auspicio dell’azienda non bastano”

Se Fim Cisl e Uilm “invitano la Fiom a tenere un profilo più basso, la Fiom li chiama ad alzare il livello della discussione e a non ricorrere a futili ed inutili strumentalizzazioni di basso livello che non servono a nessuno e certamente non alla vertenza e ai lavoratori coinvolti, che meritano rispetto ed una difesa concreta, serrata e costante”.

La replica alle parole dei segretari di Fim Cisl Siena e Uilm Siena Giuseppe Cesarano e Massimo Martini arriva in una nota a firma del segretario Fiom Cgil Siena Daniela Miniero e del componente rsu del sito di viale Toselli Stefano Borgogni.

Facciamo però prima un breve ‘recap’ di quanto è accaduto negli scorsi giorni. Miniero, in un’intervista al nostro giornale, aveva espresso timori per il futuro della struttura senese ex-Whirlpool e dubbi sull’efficacia della misura della golden power voluta dall’esecutivo per mantenere i livelli occupazionali dell’azienda in Italia.

Pronta è arrivata la risposta di Martini e Cesarano che hanno invitato la sindacalista ad una maggiore prudenza e a “tenere un profilo più basso, senza gettare benzina del fuoco” nell’attesa che si conosca il destino di questa vertenza.

“Appare chiaro come ad oggi l’unico strumento di tutela dei siti produttivi e del livello occupazionale” per Beko “resti la golden power, il cui contenuto, però, resta ancora a noi sconosciuto. Ebbene, se fare un’analisi dei fatti e di eventuali scenari possibili ora, dopo l’ingresso di Beko Europe, significa essere allarmisti, quando a settembre il segretario Fim Cisl Siena Cesarano annunciò alla stampa la chiusura del sito di Siena entro due mesi cosa era?”, è la risposta odierna dei due esponenti della Fiom

“Se agli altri sindacati basta la bustina di semi di buon auspicio che un mese fa la nuova azienda ha consegnato a tutti i dipendenti di viale Toselli, a noi della Fiom Cgil – si legge – servono fatti e risposte vere, e ad oggi di concreto c’è solo la cassa integrazione che i 299 addetti della Beko stanno continuando a fare e la mancanza di un piano industriale, insieme ad un continuo prendere tempo da parte del gruppo”.

marco crimi

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