
L’ultimo tassello del puzzle della vertenza Beko lo hanno messo gli europarlamentari del Pd Dario Nardella e Matteo Ricci, in viaggio in Turchia per un confronto diretto con la proprietà.
“Abbiamo fatto presente che il Governo italiano può avvalersi delle risorse del Fondo Sociale Europeo, destinate a progetti di formazione e transizione, per supportare la reindustrializzazione e il mantenimento dei posti di lavoro nel contesto della crisi attuale”.
A dirlo è l’ex-sindaco di Firenze. Diverse le conferme che arrivano dal tavolo mattutino: dalla multinazionale si è ripetuto che non esiste un “caso Italia” ma che la sofferenza è europea, con il mercato comunitario che patisce la concorrenza asiatica. Beko poi ha ribadito che gli esuberi sono inevitabili.
“Abbiamo spiegato che queste uscite da loro accennate sono eccessive – ha continuato Nardella -. Ed in ogni caso abbiamo accennato al fatto che sarebbe importante che gli operai lasciassero l’azienda con misure come incentivi o scivoli”.
Giudicati bassi dagli europarlamentari gli investimenti per rilanciare lo stabilimento di viale Toselli e per l’advisor. “Abbiamo chiarito che i sette milioni di euro destinati a Siena sono del tutto insufficienti – ha aggiunto-. Se si trovasse una soluzione con gli enti pubblici per l’acquisizione dello stabilimento di Siena, gravato da un pesante mutuo, sarebbe necessario un impegno economico ancora maggiore da parte dell’azienda, sia sul fronte della reindustrializzazione che per le misure incentivanti”.
E su questo fronte il dialogo pare possibile: “Da parte di Arcelik – ha proseguito Nardella – non è arrivato un rifiuto netto a questa richiesta. Crediamo quindi che ci siano margini per potenziare le risorse economiche, anche mettendo in campo le proposte avanzate dalle istituzioni italiane”.