Nessun passo avanti su Beko. Nell’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’azienda non ha dato aggiornamenti in merito al piano industriale, sottolineando solo il calo degli ordinativi per quanto riguarda Siena.
I sindacati hanno chiesto un nuovo appuntamento a settembre, ma il timore delle maestranze è che la società turca fino all’autunno non porti novità al tavolo. A quel punto potrebbe essere tardi per trovare un accordo sulle garanzie occupazionali. All’incontro odierno, oltre alle rappresentanze locali dei sindacati, erano presenti anche il vicesindaco Michele Capitani e il consigliere per le crisi aziendali di Regione Toscana Valerio Fabiani.
“Su Siena lo scenario è complicato. Se l’Italia a fine 2024 dovrebbe toccare il 50% dei livelli produttivi, qui da noi lo scenario sarà anche peggiore”, le parole del segretario della Fim Cisl provinciale Giuseppe Cesarano che era presente a Palazzo Piacentini. “Le segreterie nazionali dei sindacati saranno in città il prossimo 17 luglio per capire quale è la situazione qui. In viale Toselli quest’anno la previsione è che si arrivi alla produzione di 263mila pezzi. E per il 2025 e per il 2026 non si intravedono miglioramenti”.
“Non ci sono novità rispetto alla strategia industriale che ha portato all’acquisizione di Whirlpool e alla nascita della newco. E poi non ci sono elementi inediti rispetto agli investimenti che dovrebbe fare Beko per arginare le difficoltà oggettive del mercato”, così invece la segretaria della Fiom Cgil Siena. “Non vorremmo che il piano fosse fatto non pensando a quelli che sono i diritti dei lavoratori, come la salvaguardia dell’occupabilità”.
“L’azienda sostanzialmente si è limitata a fare una foto dell’esistente, senza chiarire intenzioni e prospettive per le strutture italiane. Non possiamo permetterci di navigare a vista, specie in un comparto strategico come quello della produzione di elettrodomestici”, ha dichiarato Fabiani.
Per questo la Regione Toscana propone un accordo quadro da sottoscrivere quanto prima in sede istituzionale con il Mimit, le Regioni, i Comuni, le organizzazioni sindacali e Beko “per definire un percorso di avvicinamento al piano con alcuni chiari elementi di garanzia a tutela di lavoratori e impianti”, spiega Fabiani.
Un punto, quest’ultimo, che la Toscana fa valere con specifico riferimento allo stabilimento di Siena: “Servono intanto elementi di tutela e garanzia, il sito è già allo stremo e non può sopportare altri sacrifici” conclude Fabiani.
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