
Forme di sostegno ai figli degli operai che sono studenti, consulenze di tipo giuridico in materia di diritti del lavoro e sindacali, una new diligence per capire come operare nei tavoli di confronto: il rettore Roberto Di Pietra ha scattato stamani un’istantanea sugli strumenti che l’ateneo può mettere a disposizione per i lavoratori senesi di Beko.
Lo ha fatto accogliendo una delegazione di sindacalisti e membri delle rappresentanze al senato accademico. Il vertice dell’Università poi ha proposto alle altre istituzioni cittadini di mettersi insieme in un unico tavolo per affrontare la crisi e “dare un contributo tutti insieme, con maggiore forza”.
Per questo oggi all’esame dell’assise universitaria sarà votato un documento, presentato da Cravos e dal senatore e studente Samuele Picchianti, che chiede la creazione di un tavolo di lavoro, coordinato dall’ateneo, per affrontare la crisi dello stabilimento Beko di viale Toselli. L’obiettivo, spiega l’atto, è favorire il confronto tra operai, sindacati, istituzioni – come Comune, Provincia, Regione e Università per Stranieri – e docenti, esplorando soluzioni per la reindustrializzazione e la salvaguardia dell’occupazione. La prima seduta, se il documento fosse approvato, dovrebbe svolgersi entro marzo.
Dopo il confronto di ieri al Ministero per oggi sono state indette otto ore di sciopero in viale Toselli. E i lavoratori sono in assemblea. Tra le sigle c’è ancora rabbia per quanto accaduto a Roma.
“La cosa più preoccupante è che la più alta istituzione ha mentito al suo popolo – ha detto il segretario della Fiom Cgil Siena Daniela Miniero – . Durante la campagna elettorale, il ministro Urso aveva detto che potevamo stare tranquilli, perché aveva attivato il Golden Power. Ma ieri la sottosegretaria Bergamotto ha ammesso che Siena dovrà accontentarsi della cassa integrazione e che il Golden Power non era applicabile. Questa è una menzogna gravissima. È un fatto che merita un’interrogazione parlamentare – continua – . Chiameremo a rispondere anche il sindaco Nicoletta Fabio: deve interloquire con un Governo, che ha lo stesso colore politico della sua amministrazione. Sembra che non ci sia alcuna comunicazione”.
“Lanciamo un sos: forse dovremmo scriverlo anche davanti alla fabbrica – le parole di Massimo Martini, Uilm Uil Siena – . Abbiamo bisogno di aiuto. Molti lavoratori stanno mettendo a rischio la propria salute, vivendo con la paura di non poter portare il pane a casa. Questa è la battaglia di Siena, una città colpita dal problema della desertificazione industriale. Dobbiamo ribellarci. Non possiamo essere affossati da una multinazionale che ha acquisito marchi solo per smantellarli prematuramente in Italia”.
Per il segretario Fim Cisl Siena Giuseppe Cesarano “le istituzioni e le parti sindacali stanno dialogando, e questa situazione deve essere un monito” perché “nel nostro territorio si comincia a parlare della vertenza come di un campanello d’allarme”. E prosegue: “Dobbiamo collaborare con le istituzioni e creare un tavolo unico di coordinamento, anche per una reindustrializzazione”.
Dalla politica interviene Rossana Salluce, segretario del Pd di Siena. “L’abbandono di Beko, riconfermato al tavolo del ministero, rischia di rappresentare la pietra tombale sul futuro di 299 lavoratori e delle loro famiglie. Non possiamo che condividere la preoccupazione dei lavoratori: la loro lotta è e continuerà ad essere la nostra e quella della città”, dice l’esponente dem, sottolineando poi come il quadro sia purtroppo sempre più drammatico sul futuro delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento di viale Toselli”.
MC