“Siamo arrivati qui ed abbiamo fatto smettere di piovere. Non ci sono dubbi che domani riusciremo a fare rimangiare quella data del 31 dicembre 2025”.
Lo promette Elly Schlein ai lavoratori del sito senese di Beko Europe alla vigilia del tavolo al Ministero delle Imprese in cui saranno presenti azienda, sindacati, Governo. E non mancherà nemmeno una delegazione dem.
Gli operai hanno accolto il segretario del Pd cantando ‘La gente come noi non molla mai’. Poi gli hanno donato la lettera che la multinazionale aveva consegnato loro lo scorso 2 aprile, giorno in cui era entrata nello stabilimento. “La porterò al Mimit”, ha detto Schlein dopo aver ricevuto la missiva.
Non manca il passaggio sul golden power “la questione è semplice: o hanno mentito alle istituzioni – dice il segretario parlando dell’Esecutivo -, in Parlamento e davanti agli italiani, su questa storia che avrebbe dovuto evitare i licenziamenti. Oppure siamo di fronte ad un Governo che si lascia calpestare dalla prima multinazionale che passa. In ogni caso vogliamo un impegno serio da parte di questo Governo, affinché rispetti la parola data: e cioè che non ci sarebbero stati licenziamenti e chiusure”.
Poi un ulteriore affondo: “Su Beko Europe è lecito pensare male: se un accordo è stato siglato ad aprile e già a novembre arrivano notizie di chiusure e di duemila licenziamenti su quattromila lavoratori totali, allora significa che o ci stanno prendendo in giro o non sono stati trasparenti. Entrambi gli scenari sarebbero gravissimi”.
Eugenio Giani, presidente della Regione, parla di un accordo “in mala fede” fatto dalla multinazionale. “Quando un’impresa firma un accordo ad aprile e a novembre annuncia la chiusura, significa che quell’accordo è stato stipulato in mala fede – le sue parole -. E su questo dovranno rendere conto in ogni sede, perché è inaccettabile che nei mesi successivi un piano concordato venga ribaltato senza giustificazioni. Evidentemente faceva parte di una strategia fin dall’inizio. Per questo ci ribelliamo, e il Governo deve ribellarsi con noi”.
E poi Dario Nardella, europarlamentare dem, che ha comunicato che a febbraio avrà un incontro con il board dell’azienda e ha dato conto della risposta della Commissione Europea alla sua interrogazione sulla vertenza: “Ci ha comunicato – dice – di non essere stata ancora sollecitata dai governi nazionali, nemmeno quello italiano, per un eventuale intervento”. Di qui la richiesta all’Esecutivo “di coinvolgere l’Unione Europea”.
Marco Crimi