Beko, Urso: “Con l’azienda un secondo tempo supplementare per risolvere la situazione”

Adolfo Urso concede “un secondo tempo supplementare” a Beko “per dimostrare di voler puntare davvero sull’Italia, presentando un piano industriale in linea con le prescrizioni del golden power perché quello attuale non è accettabile”.

Il ministro lo ha detto dopo che si è svolto il tavolo al Ministero delle Imprese. Alla multinazionale Urso chiede “un vero piano industriale che valorizzi i marchi storici italiani, ambizioso sul piano produttivo e occupazionale e sostenibile nel tempo come hanno chiesto tutte le forze sindacali, le Regioni e i Comuni presenti all’incontro”.

La risposta dell’azienda al termine della riunione arriva con un comunicato. L’impegno preso – che coinvolge in primo luogo il sito e i lavoratori senesi –  è quello di “mantenere le produzioni attive e a continuare ad assorbire le significative perdite generate dai siti fino alla fine del 2025, e a continuare la discussione a livello nazionale e locale al fine di agevolare l’individuazione della miglior soluzione possibile”.

Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e Alberto Larghi, coordinatore nazionale per la Fiom-Cgil del settore degli elettrodomestici, pungolano il Governo “a passare dagli annunci ad effetto, ad una proposta accompagnata da risorse economiche vere a sostegno anche diretto dell’industria, per concorrere alla sostenibilità nella competizione globale”.

“Se il famoso golden power di cui il Governo parla da oltre un anno ha un’efficacia concreta, questo e’ il momento di farlo valere per ottenere un nuovo piano industriale da Beko senza chiusure e senza licenziamenti”, lo dichiara Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore elettrodomestici.

Bolla il piano come “irricevibile” e promette “di contrastarlo con tutte le forze” il Governatore della Regione Eugenio Giani. “Come Regione Toscana ci siamo stati e rimaniamo a disposizione per ogni soluzione possibile, come dimostrano le risorse per la formazione del personale. Ma questo piano non va bene, faremo una opposizione decisa e netta”.

Dal mondo delle istituzioni interviene anche il vicesindaco di Siena Michele Capitani: “Da parte dell’amministrazione comunale ho sottolineato la necessità di proseguire in una serrata trattativa con i vertici dell’azienda che tenga insieme tutte le varie istanze che arrivano dagli stabilimenti per cui è stata ipotizzata la chiusura, pur tenendo conto delle peculiarità di ogni territorio – spiega – . Siena, in questo senso, si trova in una posizione di debolezza non facile per le criticità a partire dalla questione immobiliare che investe il sito di viale Toselli, per proseguire con quella delle infrastrutture che rendono il territorio meno attrattivo o con quella legata all’indotto. La fabbrica senese non deve, però, essere penalizzata in termini di risorse necessarie per far ripartire il sito: anzi, proprio le sue peculiarità richiedono uno sforzo maggiore a fronte di una vicenda che ha risvolti drammatici”.

Non siamo disponibili ad accettare un piano industriale che, volta dopo volta, rimane sempre lo stesso. L’incontro di oggi ha confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quanto purtroppo già era stato comunicato e cioè che l’azienda intende chiudere lo stabilimento di Siena entro dicembre 2025. E questo per noi rimane inaccettabile”, Lìlo sottolinea la presidente della provincia di Siena Agnese Carletti