Tutta la comunità civile Europea si è unita nelle ultime settimane per aiutare centinaia di migliaia di profughi che fuggono tutti i giorni dall’Ucraina.
Tra chi cerca di contribuire alla missione umanitaria ci sono anche cittadini russi – giovani e anziani, uomini e donne – che non condividono la politica di Putin e condannano la guerra in Ucraina. Molte di queste persone non hanno voluto vivere sotto il regime che si stava restringendo sempre di più negli ultimi anni, e si sono trasferite in Europa. Tra di loro c’è una ragazza moscovita, ex-giornalista e imprenditrice che vive a Berlino. Adesso lei fa parte del gruppo dei volontari che assistono i profughi in arrivo alla stazione centrale della città. Da lei e da altri volontari arrivano questi racconti
“Ho passato giorni alla stazione. Arrivano quasi prevalentemente donne. Sono donne incinte, donne con i neonati e bambini piccoli. Sono donne di tre generazioni, dalle nonne alle nipoti. Per arrivare a Berlino sono state in viaggio per 4 giorni. Il mio “lavoro” significa un contatto diretto con persone che per giorni hanno cercato di scappare dalla guerra, avendo lasciato a casa amici, mariti, fratelli e anche tutta la vita che hanno costruito in molti anni. I loro parenti e i loro cari rimasti in Ucraina adesso si stanno nascondendo nei bunker o combattono per difendere il paese. A molti di loro ho detto di essere di Mosca. E sapete cosa ho sentito rispondere? Che a loro dispiace per militari russi… Cioè, sono state bombardate, private della normalità, qualcuna di loro ha perso i suoi cari, e nonostante ciò questo “coro” di donne di tutte le età mi diceva: “Questi soldati ci hanno fatto piangere. Non sapevano dove sarebbero capitati. Sono stati ingannati”. Queste donne mi hanno detto che “capiscono che non è stato il popolo russo a voler dichiarare loro la guerra”.
Non si sa esattamente quanti rifugiati entrino effettivamente in Germania, da dove vengano e dove vadano. Ci sono alcuni controlli, ma sono molto selettivi. “Pertanto, è del tutto possibile che molte più persone siano già arrivate in Germania”, ha detto mercoledì un portavoce del ministero dell’Interno tedesco in una conferenza stampa. Qui alla stazione centrale centinaia di persone scendono dai treni con passeggini, valigie enormi, sacchi e fagotti. I volontari le accolgono in gruppi e le portano al centro di accoglienza dei rifugiati iniziale, che si è formato sempre qui alla stazione pochi giorni fa. Quelli che proseguono il viaggio si spostano a sinistra dai binari, dove li aspettano cibo e bevande, articoli per l’igiene, medicinali, pronto soccorso, vestiti e, soprattutto, biglietti per altre città tedesche. Molti cercano di raggiungere i loro amici e parenti che vivono in Germania. Di questa categoria ce ne sono tanti, se non la maggioranza.
Chi dei profughi invece rimane a Berlino e, quindi, di regola non sa cosa fare, si sposta da un’altra parte, dove ricevono gli stessi servizi di accoglienza ma dove sono anche presenti dozzine di privati che offrono loro trasporti e alloggi. Da questa parte si trova anche l’uscita per gli autobus che possono portare i rifugiati ai centri di registrazione. Le offerte di alloggio dei privati ad un certo punto sembravano un’asta. Una fila di persone con cartelli che descrivevano la loro offerta, come “Una stanza attrezzata per donna e bambino.
“Una donna”, annuncia il volontario del servizio accoglienza profughi, e chi dei cittadini ha un alloggio adatto alza la mano. Il volontario gli fa alcune domande e lo porta da una delle donne ucraine che aspettano dall’altra parte. Parlano tra di loro e se va tutto bene la donna si allontana dalla stazione verso la sua “nuova casa”.
Una famiglia di Kharkiv: nonna, madre e figlia con un grosso gatto nel trasportino: “Dolore, shock, odio, panico… Molto odio”, dice la madre che ha lasciato il suo marito, la sua sorella e la sua suocera a Kharkiv. “Quel che è successo è colpa dell’omertà del popolo russo! Siete stati zitti per otto anni [dalla prima operazione russa sul territorio dello stato Ucraino]!”. Dopo una pausa, aggiunge: “Gli ucraini sono persone buone e gentili. Perché ci trattate così?” La famiglia ha conoscenti e amici in Russia, ma hanno smesso di comunicare con loro.
Tre bambini, due maschi di 12 anni e una ragazza di 15 anni: “Prima della guerra andava tutto bene, andavo al college che poi è stato duramente colpito. Vivevamo con la nonna e andava tutto bene. Poi siamo stati costretti a trasferirci in campagna perché la nostra zona è stata pesantemente bombardata fin dall’inizio. Mio padre è rimasto lì a proteggere il ponte. Adesso è diventato un militare. Mamma e nonna sono rimaste a Glevakh vicino a Vasilkov. E’ lì che hanno fatto esplodere il deposito di petrolio. Trovarsi lì è molto spaventoso, le bombe arrivano di continuo”.
Irina di Vasilkov: “Prima della guerra, il 24 febbraio, sceglievo ancora il colore del cappotto da mettermi… scarpe col tacco o senza tacco… il giorno dopo, alle cinque di mattina sono stata svegliata dalle esplosioni. Da quel momento tutto è finito. Alla fine ho dedico di partire, nonostante fossero rimasti lì mio figlio e mia mamma… Ho preso questa decisione dopo che hanno mandato in aria la casa dei miei amici. Il corpo di loro babbo non è stato nemmeno trovato, e invece la mamma si… decapitata e con gli organi interni scoperti. Ciò e successo a Kalinovka. E io ci sono stata, ho abbracciato la loro figlia… e alla fine ho deciso di andarmene. Ho lasciato la casa, il cane e il gatto. E’ terribile… E’ spaventoso… E semplicemente (inizia a piangere)… Non mi potevo nemmeno immaginare che sarebbe successo, sembra una realtà parallela. Queste esplosioni. I bambini che impazziscono, hanno paura di ogni rumore forte. E’ terribile”.
Giovane coppia di Kharkiv, marito e moglie di 30 anni: “Ciò che la Russia ha fatto alla nostra città di Kharkiv, dove abbiamo lavorato per tutta la vita procurandoci i soldi per la vita… questo, ovviamente, non può essere perdonato. Bombardamenti aerei contro quartieri residenziali, case distrutte, centinaia di persone morte. Immagini terribili. Amici in Russia, Bielorussia e Kazakistan “zombificati” da propaganda. Un’intera generazione di nazisti che eseguono ordini criminali. Una cosa che però ci ha sorpreso positivamente è l’unità del popolo Ucraino e, ancora più inaspettata, del nostro governo. Il sindaco di Kharkiv non parla ucraino [una parte di popolazione Ucraina è madrelingua russa], ma non è scappato, è rimasto e fa volontario per aiutare persone nascoste nella metropolitana. Non ha mai abbandonato il suo posto li lavoro nonostante i bombardamenti”.
Julia, 21 anni, incinta, con una figlia di tre anni: “Siamo fuggite da Krivoy Rog in condizioni terribili, su treni ucraini. Abbiamo dormito per terra vicino ai bagni. Una volta arrivati in Polonia, abbiamo visto la differenza: lì è tutto organizzato bene, sia il treno che i servizi. La vita in Ucraina era molto difficile, perché lì dovevi sopravvivere. Con lavoro o senza, i soldi non bastavano mai. Riesci a pagare solo l’affitto e il cibo. Non hai soldi nemmeno per la carne o per vestire bene i tuoi figli. Sono felice di essere qui. Sono tutti amichevoli, gentili, non come in Ucraina. Là ognuno è malvagio, crudele, ognuno pensa a se stesso. Voglio vivere qui, crescere, trovare un lavoro, avere una famiglia…”.
Le testimonianze sono state raccolte a Berlino da alcuni volontari che le hanno condivise con amici nella nostra città, le abbiamo tradotte sperando di offrire ai nostri lettori uno spunto di riflessione e un ulteriore punto di vista sulla situazione
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