Un’evasione fiscale per circa 5 milioni di euro su operazioni risalenti al 2015, 2016 e parte del 2017. E’ quanto contestato dalla Procura di Siena a Jacopo Biondi Santi, discendente in sesta generazione dell’inventore del Brunello di Montalcino, Clemente Santi. L’imprenditore del vino, secondo quanto si apprende, sarebbe indagato da circa un anno ma soltanto oggi avrebbe ricevuto personalmente l’avviso di sequestro di beni corrispondente all’evasione contestata. Nei giorni scorsi lo stesso avviso era stato recapitato ai legali di Biondi Santi. La Guardia di Finanza, su richiesta del Procuratore Capo di Siena Salvatore Vitello che conduce le indagini con il pm Niccolò Ludovici, ha sequestrato beni di proprietà e conti correnti dell’indagato. Tra questi non ci sarebbero terreni agricoli e vigneti a Montalcino (Siena). Secondo quanto riferito dal legale di Biondi Santi, Enrico De Martino, l’indagine “non riguarda la storica azienda agricola ‘Tenuta Il Greppo’ nella città del Brunello che è stata oggetto di un’operazione finanziaria siglata nel 2016 con i francesi di Epi Group”, proprietari dei marchi più noti di champagne. Sotto la lente della Procura ci sono delle operazioni di altre società riconducibili a Jacopo Biondi Santi, nel dettaglio la Jbs Srl con sede a Montalcino per la commercializzazione di prodotti agroalimentari ed una agricola con sede nel comune di Scansano (Grosseto), la Montepò Srl. “La controversia verte su una diversa interpretazione delle norme che regolano le fatture e le transazioni commerciali in Italia e all’estero, credo che si possa dimostrare che non ci sia stata nessuna sottrazione d’imposta al fisco” spiega De Martino che, insieme al suo assistito, ha tempo fino al 10 settembre per studiare meglio le carte dell’inchiesta e decidere la prossima mossa. «Le operazioni oggetto di contestazione non hanno generato nel complesso la benché minima sottrazione d’imposta» sottolinea in una nota lo studio legale Dentons per la difesa tributaria di Biondi Santi spiegando: «Nella elevazione delle predette contestazioni, la Guardia di Finanza non ha tenuto conto dei principi più volte affermati in materia dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, i quali conducono a opposte conclusioni. La Corte di Giustizia UE è la più alta Autorità in materia di IVA, avendo questo tributo matrice comunitaria. In questo caso, sono state commesse, al massimo, solo talune violazioni formali, dalle quali possono discendere – sempre in base alle pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – solo sanzioni corrispondenti alla natura di tali violazioni, il cui ammontare è conseguentemente molto modesto; non può invece derivarne la debenza di alcuna somma a titolo d’imposta». Intanto la notizia ha avuto anche delle ricadute nella politica locale. La figlia di Jacopo Biondi Santi, Clio, è infatti assessore ai servizi all’infanzia e all’istruzione nella nuova giunta del sindaco di Siena Luigi De Mossi. La 27enne non ricoprirebbe alcun ruolo operativo all’interno delle società oggetto d’indagine e avrebbe informato il nuovo primo cittadino su tutta la vicenda già a fine luglio.