“Prendendo spunto dalle recenti dichiarazioni del senatore Silvio Franceschelli che lanciano un sasso nello stagno del silenzio sulle biotecnologie a Siena, – dichiara il segretario generale della Cgil di Siena Fabio Seggiani – ritorno con piacere sul tema. Non si contano più i tentativi, vani, che la nostra organizzazione sindacale ha fatto per stimolare una discussione seria e approfondita su quella che riteniamo sia la vera sfida per istituzioni e parti sociali al fine di dare un futuro occupazionale di qualità al territorio con un occhio di riguardo verso le nuove generazioni”.
“La questione non è il Biotecnopolo, che deve ancora concretizzarsi rispetto alla legge ad hoc e ai fondi ad esso destinati, – spiega Seggiani – ma quello che riusciamo a costruirgli intorno come sistema formativo, di ricerca, di servizi, di reti d’impresa, di infrastrutture, di spazi industriali attrattivi: in poche parole il distretto industriale delle
scienze della vita e delle biotecnologie. Solo così il futuro Biotecnopolo sarà un valore aggiunto per il territorio, altrimenti il rischio è che le sue ricadute sull’economia senese siano marginali rispetto al potenziale che potrebbe innescare”.
“L’impoverimento non solo economico della città è evidente, tanti sono i dati che lo certificano, – prosegue il Segretario – a partire dalla diminuzione dei redditi da lavoro medi, dalla chiusura di decine di esercizi commerciali e dall’impennata dei pasti richiesti alla Caritas e delle notifiche di sfratto. Il nostro dovere è quello di intervenire sulle problematiche dell’oggi, che sono tante, ma anche di avere un’idea per uscire da questo lento declino”.
“La storia scientifica di Siena ci indica la strada e trovo inspiegabile il disinteresse generale a mettersi intorno ad un tavolo per confrontarsi su come costruire su tali basi il futuro, – aggiunge il sindacalista – fatto di opportunità occupazionali di alto profilo attrattive per i giovani, che invece già da tempo guardano ad altre latitudini, ma anche di possibilità per chi il lavoro lo ha perso in questi anni difficili: un’occasione unica per legare appunto formazione, ricerca e industrializzazione in un quadro eterogeneo di generazioni e professionalità. Se qualcuno pensa che stando ‘coperto’ possa ‘portare a casa’ più di altri credo che faccia un errore, se altri credono che questa discussione non li riguardi, o non riguardi coloro che rappresentano, si confondono, se qualcuno crede che ci sia un manovratore e non vuole disturbare commette un errore”.
“Il nostro territorio ha perso per sempre le sue secolari certezze finanziarie e occupazionali ma ha le potenzialità per avere un grande futuro, le biotecnologie, – conclude il segretario della Cgil – non perdiamo l’occasione, insieme ad un turismo profondamente ripensato all’insegna della qualità possono disegnare un quadro davvero interessante, ma su questo ci ritorneremo volentieri”.