La “maratona culinaria” che si svolge sulle nostre tavole negli ultimi giorni dell’anno tra Natale e la notte di San Silvestro si prepara per il round finale con la chiusura del 2019.
Come ogni evento importante che segna la nostra vita, è tradizione, stappare con il botto una bottiglia di bollicine dolci o secche, per poi brindare al nuovo anno, allo scoccare della mezzanotte.
Si deve ad un uso del passato legato a riti scaramantici, la tradizione di far saltare il tappo della bottiglia, quando il botto serviva a scacciare gli spiriti maligni, portando pace e serenità. Il brindisi con i commensali risale invece al Medioevo, un tempo in cui si usava spesso dare del veleno ai nemici, e nel quale lo scambio di vino nelle coppe veniva per tanto visto come un atto di fiducia e di amicizia.
Molto più controverse sono le storie legate alla vera origine dei vini spumanti. I francesi ritengono che l’invenzione dei vini fermentati si debba attribuire al monaco Dom Perignon che produsse la prima bottiglia di Champagne nel 1670; tuttavia si ritrovano testimonianze di vini effervescenti già nella Bibbia, nell’Iliade di Omero, ma anche nell’Eneide di Virgilio. E’ noto, inoltre, che i romani fossero dei grandi bevitori di vini effervescenti. Questi erano ottenuti dalla rifermentazione dei mosti contenuti in anfore, che venivano collocate in pozzi profondi contenenti acqua, e che con le temperature più basse sviluppavano dei gas.
Le nostre bollicine hanno subito a lungo una sorta di “sottomissione psicologica” nei confronti degli Champagne francesi, molto più conosciuti e apprezzati nel mondo, ma negli ultimi anni i nostri spumanti stanno conquistando sempre più ampie fette di mercato all’estero, segno evidente che questo senso di inferiorità non ha proprio motivo di esistere.
L’Italia offre una vasta gamma di bollicine per ogni palato e portafoglio. Si può scegliere tra la bollicina con metodo Classico (analogo a quello degli Champagne) la cui rifermentazione e la presa di spuma avviene in bottiglia e che dà vita a vini dal perlage raffinato, fruttati e aromatici, strutturati e corposi, o una bollicina metodo Charmat (per vini come il Prosecco) in cui la presa di spuma e la rifermentazione avviene in autoclave e dà origine a vini più leggeri, fruttati, freschi e abbastanza aromatici. In base al crescente livello zuccherino, gli spumanti possono essere anche classificati come: Pas Dosé (o dosaggio zero), Extrabrut, Brut, Extra Dry, Dry, Demi Sec e infine Doux.
Come diceva Leopardi: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”. Dunque per trattarci bene, iniziamo l’anno con un buon calice di bollicine. Felice 2020!
Stefania Tacconi