“Un fatto estremamente grave, pretendiamo che si vada fino in fondo”. Così l’ispettore superiore sups Mauro Marruganti, che è segretario provinciale del sindacato Ugl di polizia commenta la nota stampa inviata poco fa in risposta alle dichiarazioni del sindaco di Siena, Bruno Valentini.
Si deve fare un passo indietro – di qualche giorno – per capire le origini della polemica destinata ad avere strascichi, soprattutto nel rapporto tra Comune e Questura.
Tutto nasce nel commento del primo cittadino in merito alla classifica pubblicata da Il Sole 24 Ore sull’incidenza dei reati denunciati nel 2015 in rapporto alla popolazione residente nelle province italiane. “…Quella di Siena, che vanta i migliori dati a livello regionale, è alla 83esima posizione sulle 106 totali: -4,6% la contrazione dei reati rispetto al 2014”.
Numeri che confortano, rispetto al resto del Paese – come aveva avuto modo di commentare anche il prefetto Saccone nel suo saluto alla città, lo scorso agosto – l’attenzione deve restare alta ma possiamo sentirci tranquilli. Tanto che lo stesso sindaco aveva commentato subito: “E’ grazie al lavoro congiunto delle istituzioni e delle forze dell’ordine e alla forza del tessuto civico e sociale se Siena e il suo territorio si confermano ancora tra i luoghi più sicuri sullo scenario nazionale. Dobbiamo esserne orgogliosi. Nonostante le statistiche confortanti siamo consapevoli che sul fenomeno della sicurezza urbana non bisogna mai abbassare la guardia. Una città sicura, dove le persone possono passeggiare serenamente a ogni ora senza correre alcun rischio, alza il livello della qualità della vita dei suoi residenti”.
Fin qui tutto bene, lecita la soddisfazione e pure la dichiarazione. Compresa quella dell’installazione delle telecamere, promessa che sembra in fase di attuazione. Il problema nasce con la frase – ritenuta gravissima dal sindacato di polizia – che riportiamo alla lettera: “Trovo fuori luogo le tesi secondo le quali i cittadini senesi sarebbero restii a presentare denunce o che, addirittura, la Questura sia propensa a cestinarle pur di non far diventare ufficiali certi dati“.
Immediata la reazione, che richiamando l’articolo 55 del codice di procedura penale auspica che il questore Maurizio Piccolotti “dia avvio alle indagini e non escluda di sentire il sindaco di Siena come persona informata sui fatti, per individuare chi siano i soggetti che diffondono tali tesi atteso che si tratterebbe di reati gravissimi ed inaccettabili se commessi dagli ufficiali addetti alla ricezione denunce. Si ritiene tale attività indispensabile attesa la Sua posizione di Questore nonché di datore di lavoro di chi opera presso la Questura”.
Katiuscia Vaselli
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