Udienza di garanzia con incidente probatorio stamani per i tre turchi di etnia curda arrestati a Radda dai carabinieri di Castellina in Chianti e dai loro colleghi dell’ispettorato del lavoro. Per tutti l’accusa era di intermediazione illecita (caporalato) e sfruttamento del lavoro. Sono stati ascoltati alcuni operai che fin dall’inizio avevano dato vari e concordanti dettagli di quanto accadeva in quei campi tra la Valdelsa senese e il grossetano. Alla fine di una lunghissima camera di consiglio l’impianto accusatorio è rimasto pressoché invariato. Il sostituto procuratore Nicola Marini che fin dall’inizio aveva coordinato l’attività investigativa degli uomini dell’Arma ha incalzato con domande precise i testimoni. Era necessario entrare nel merito di una tristissima realtà dove 4 euro al giorno per questa povera gente fa davvero la differenza. Alla fine gli avvocati chiamati a difendere i tre indagati hanno chiesto per i loro assistiti gli arresti domiciliari. Il pm Marini ha condiviso perché ormai era venuto meno il pericolo della reiterazione del reato visto che l’azienda che ha come titolari due dei tre indagati ha attualmente un amministratore giudiziario nominato dallo stesso gip che aveva autorizzato i tre arresti. C’è di più. Verosimilmente nel concedere agli indagati gli arresti domiciliari gli stessi potranno agevolare il non facile compito dello stesso amministratore che di punto in bianco si è trovato a portare avanti trecento operai ubicati in quaranta differenti luoghi lavorativi. E c’è da scommettere che gli stessi indagati con accanto l’amministratore giudiziario non infrangeranno la legge e i posti di lavoro a questo modo sono garantiti. E così da ieri i tre turchi di etnia curda sono tornati a casa.
Cecilia Marzotti
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