Salute in carcere, nei penitenziari toscani arrivano due psicologi per affrontare i disagi del personale

La vita in carcere è certamente dura per i detenuti. Ma anche il lavoro del personale sanitario e penitenziario è fonte di criticità e disagio. Per questo il Centro di riferimento regionale sulle criticità relazionali (CRRCR), in collaborazone con l’Ordine degli psicologi, ha presentato un progetto, “La salute in carcere: accoglienza, analisi ed orientamento rispetto al disagio del personale che opera negli istituti penitenziari”, approvato dalla giunta in una delle ultime sedute, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, e finanziato con 24mila euro.

Il progetto prevede la presenza, nei principali istituti penitenziari della Toscana, che saranno definiti in accordo con l’amministrazione penitenziaria, di due psicologi psicoterapeuti, con la funzione di ascolto, supporto e orientamento, rispetto alle difficoltà percepite e riferite dal personale che lavora negli istituti di pena toscani (in tutto 18: 16 per adulti e 2 per minori; il personale di polizia penitenziaria è in tutto di 2.900 persone). I due professionisti saranno presenti 2 volte al mese in ciascun istituto, sia per la realizzazione di colloqui individuali che per l’osservazione di alcuni contesti specifici.

La richiesta di fornire un supporto professionale è stata avanzata alla Regione dal provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria, e la Regione ha individuato il CRRCR come centro idoneo per questa attività.

“Dal 2012 ad oggi l’Osservatorio permanente sulla sanità penitenziaria istituito dalla Regione Toscana – spiega l’assessore Stefania Saccardi – ha evidenziato temi importanti, a seguito dei quali il Servizio sanitario, in stretta collabrazione con l’amministrazione penitenziaria, ha attivato iniziative e azioni congiunte, per il contenimento dei problemi emersi e l’integrazione dei gruppi multiprofessionali coinvolti nei percorsi sanitari e penitenziari dei detenuti”.

“Il progetto si pone nel solco del rinnovato impegno dell’amministrazione per il benessere del personale – è il commento del provveditore Gianfranco De Gesu – ed è espressione della positiva sinergia che da anni caratterizza i rapporti tra questo Provveditorato e la Regione Toscana. In questo caso la Regione, a richiesta del Provveditorato, si fa carico dell’onere di offrire proprie risorse a favore della tutela della salute degli operatori penitenziari, come riconoscimento del gravoso impegno che essi svolgono all’interno degli istituti e per l’importanza della funzione sociale dell’opera di rieducazione dei detenuti a favore della comunità. Si tratta di un’iniziativa che non ha precedenti nelle modalità individuate per il supporto e l’orientamento del personale penitenziario e che si pone senz’altro come buona prassi”.

“Con soddisfazione ho partecipato al percorso che ha portato all’approvazione di questo progetto sperimentale – fa sapere per conto dell’Ordine degli psicologi Ilaria Garosi, impossibilitata a partecipare alla conferenza stampa -, raccogliendo fin da subito la sollecitazione fatta al nostro Ordine dall’allora provveditorato Fullone in seguito al suicidio di un agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di San Gimignano. Il tema della prevenzione del disagio del personale dell’amministrazione penitenziaria, che si trova a svolgere un lavoro con molti componenti stressogeni, è stato approfondito insieme all’ormai precedente Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana ed in particolare al Gruppo di lavoro di psicologia penitenziaria”.

“Col nostro lavoro vogliamo costruire una rete e mettere in atto un’integrazione interdisciplinare – informa Luca Amoroso, del CRRCR – Obiettivi: fornire ascolto e aiuto e fare un’analisi approfondita, per individuare poi i percorsi da seguire”.

Nel 2018 sono iniziate negli istituti penitenziari toscani visite sistematiche effettuate con la collaborazione del Centro Gestione Rischio Clinico e CRRCR, per far nascere iniziative specifiche per le singole realtà; sono stati messi a punto e condivisi protocolli regionali, per esempio per la prevenzione del rischio suicidario e di gesti autolesivi, sia negli istituti per adulti che in quelli per minori; monitorate specifiche attività a cura dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità; istituiti percorsi formativi specifici, relativi sia al contesto della salute in carcere che al percorso di superamento dell’Ospedale pscihiatrico giudiziario; attivati gruppi di lavoro su tematiche particolari (episodi di violenza nelle carceri); e condivise tematiche particolarmente importanti con la Magistratura.

Tra le criticità emerse in seguito a questo lavoro congiunto, rilevante quella del disagio del personale che lavora all’interno degli istituti penitenziari: un disagio derivante sia da determinanti ambientali che da aspetti di natura socio-culturale e organizzativa. Da qui il progetto messo a punto dal CRRCR, che si propone di creare uno spazio dedicato all’ascolto e all’analisi delle problematiche vissute dal personale e offrire supporto e orientamento rispetto ai percorsi più appropriati; e anche fornire un feedback al sistema per eventuali interventi migliorativi.