Un bar che dai 600 euro di luglio 2021 si trova a spendere tre volte tanto per l’energia elettrica. Un panificio che nel 2022 ha raggiunto un costo-gas di quasi 60mila euro. Sono esempi concreti, tangibili e preoccupanti, di quanto sta accadendo anche alle imprese senesi in queste settimane. Ne dà conto Confesercenti: le sedi di Siena e provincia stanno raccogliendo a ritmo esponenziale l’allarme delle attività del terziario, che a tutti i livelli subiscono gli effetti degli aumenti dei prezzi di gas ed energia elettrica.
“Purtroppo è un coro preoccupante su scala nazionale, a cui la nostra zona non fa eccezione – racconta Leonardo Nannizzi, presidente provinciale – le stime fatte a livello centrale su dati Innova Unioncamere e Agenzia Entrate, considerando anche agli effetti indotti dai rincari sulle altre materie prime, paventano il rischio che un’impresa su dieci possa esser costretta a chiudere i battenti entro l’autunno, perdurando questa situazione. Nel nostro settore, in provincia di Siena, significherebbe circa 750 imprese, con tutto quello che ne potrebbe conseguire anche in termini di occupazione”.
La pressione di questi giorni è accompagnata anche dal tentativo, in qualche caso disperato, di accedere materialmente alle misure-tampone disposte nei mesi scorsi da Governo e Parlamento: “Molte attività stanno cercando di documentare gli aumenti subiti rispetto al 2019 per poter accedere al credito d’imposta del Decreto aiuti – aggiunge Nannizzi – a parte la complessità della pratica, è evidente che queste agevolazioni sono insufficienti per fronteggiare la situazione. Confesercenti ha chiesto che si intervenga su scala nazionale per raddoppiare la misura del credito d’imposta, dal 15 al 30 per cento per l’energia e dal 25 al 50 per il gas, e prorogarlo almeno a fine anno. Ma in parallelo servono interventi strutturali, su scala almeno continentale, per invertire all’origine la spirale impazzita dei prezzi e favorire gli investimenti di svincolo dalle dipendenze, attraverso altre fonti di energia”.