“In questo frangente le aziende possono fare ben poco”. È da questo assunto che parte la riflessione di Marco Ginanneschi, esperto di futuro e studioso di trend professionale. “Le imprese più “energivore” – prosegue nel suo ragionamento -, cioè quelle che consumano molta energia, come chi lavora con carta e vetro, le aziende dell’alimentare o quelle che lavorano a ciclo continuo, soffrono moltissimo e non può essere altrimenti. Perdipiù, non sanno di quanto aumenteranno le bollette e questo costituisce un fattore di incertezza importante”.
Proprio su questo argomento, aveva lanciato l’allarme nei giorni scorsi Confesercenti Siena: “Un bar che dai 600 euro di luglio 2021 si trova a spendere tre volte tanto per l’energia elettrica. Un panificio che nel 2022 ha raggiunto un costo-gas di quasi 60mila euro. Sono esempi concreti, tangibili e preoccupanti, di quanto sta accadendo anche alle imprese senesi in queste settimane. Le sedi di Siena e provincia stanno raccogliendo a ritmo esponenziale l’allarme delle attività del terziario, che a tutti i livelli subiscono gli effetti degli aumenti dei prezzi di gas ed energia elettrica”.
“A settembre solitamente la produzione aumenta – riprende Ginanneschi – ma i costi legati all’approvvigionamento rappresentano un fattore cruciale. Per questo, molte aziende potrebbero decidere di non aprire, cioè chiudere la produzione per risparmiare, perché potrebbero ritrovarsi a lavorare in perdita. In assenza di un intervento del governo temo che queste saranno le conseguenze”.
Lo studioso continua, analizzando poi come siamo arrivati a questa situazione: “Il caro bollette è dovuto ad un insieme di cause: quelle di breve periodo e quelle di medio periodo. In quelle di breve periodo rientra sicuramente la guerra in Ucraina, mentre nel medio periodo c’è la pandemia, che entra ora nel terzo anno. La situazione legata al covid ha comportato un aumento dei prezzi delle materie prime, ed è un fattore che insiste per un periodo più lungo”. “Per quanto riguarda la guerra – aggiunge – invece speriamo che sia un frangente più circoscritto e che presto potremo contare su una normalizzazione della situazione e su una regolarizzazione di importazioni che riconduca su livelli accettabili”.
“Ci sono anche – conclude Ginanneschi – fattori di lunghissimo periodo, sui cui dobbiamo tenere alta l’attenzione: sto parlando della famosa transizione verde. Ciò ci impone di ridurre l’uso del carbone e privilegiare energie pulite e risorse rinnovabili. Su questo la Ue ha stanziato un trilione di euro, pari a mille miliardi, nell’arco di più anni, ma noi dobbiamo iniziare a spendere consapevoli che i benefici di queste operazioni si vedranno sul lunghissimo periodo”.
Emanuele Giorgi
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