Caso Gozzini, il Cda conferma la sospensione per tre mesi

Il Consiglio di amministrazione dell’Università di Siena ha accolto il parere del collegio di disciplina sulla sanzione al professor Giovanni Gozzini. Confermata, quindi, la sanzione di tre mesi di sospensione dall’ufficio e dallo stipendio, proposta dal rettore.

Nell’ultima riunione dello scorso 16 marzo, infatti, il collegio di disciplina, composto dai professori Gabriella Piccinni, Angelo Barba e Elena Bindi, dopo aver constatato la rilevanza dei fatti sul piano disciplinare, le offese nei confronti dell’Onorevole Giorgia Meloni, ha confermato la proposta del rettore, Francesco Frati.

Il consiglio di amministrazione ha approvato una mozione di alcuni consiglieri, nella quale si sottolinea il ruolo dell’Università, istituzione culturale centrale nella società, e, la responsabilità che questo ruolo implica nel rispetto dei valori fondanti della comunità.

“In premessa, sembra appropriato ribadire che l’appartenenza alla comunità universitaria trova il suo fondamento, prima ancora che su norme e sanzioni, su una comune visione della vita accademica conforme ai suoi caratteri di istituzione al servizio della promozione della cultura e quindi della società. L’Università, infatti, si nutre dei valori delle persone che la compongono e che tali valori sanno trasmettere. Su ciò si basa la sua reputazione. Ognuno di noi è consapevole che l’Università non agisce per sé stessa ma agisce direttamente e indirettamente sul tessuto sociale, anche sul piano eticomorale. Nel richiamare idealmente le parole del Rettore –”gli attacchi volgari e sessisti rivolti all’onorevole Meloni impongono a noi tutti una seria riflessione […]”– è lecito chiederci se stiamo smarrendo l’idea di Università come luogo della valorizzazione e della trasmissione critica delle conoscenze. La domanda non è retorica e non implica quindi alcuna risposta predeterminata. Se il Rettore richiama la necessità di una riflessione, allora ciascuno di noi dovrebbe interrogarsi prima di archiviare questo, ed altri recenti episodi, nell’ambito delle responsabilità esclusivamente individuali. Sappiamo di vivere il tempo della retorica totale, nel quale la cultura e le competenze sembrano essere valori facoltativi e dove spesso il linguaggio è calpestato e usato male; e quando si usano male le parole vuol dire che si usano male le idee. Nel caso in specie, le parole sono state usate male. Gli insulti e le denigrazioni, che hanno violato il rispetto e la dignità della persona, sono antitetici al pensiero critico esercitato confrontando le idee in modo appassionato, rispettoso, logico, senza preconcetti e con rigore morale ed espressivo.
Questa violazione, già sottolineata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, trascende i nostri provvedimenti disciplinari –comunque atti dovuti, necessari e corretti– che per loro natura non possono essere l’epilogo nel quale si compie il nostro apparente riscatto. Questo Consiglio di Amministrazione vuole richiamare l’intera comunità accademica al rispetto dei valori sostanziali e formali qui espressi.”