Siena

Caso Israele-Palestina, Cravos chiede una riunione con la comunità accademica: “Chiariremo ogni dubbio sulla conferenza”

Una riunione congiunta “per chiarire ogni dubbio riguardo alla conferenza” su Israele e Palestina “del 7 ottobre” e “per parlare dello stato della libertà accademica nel nostro ateneo e costruire ponti di dialogo tra studenti, docenti e lavoratori”.

È l’invito dell’associazione Cravos che, in una nota, respinge le parole del rettore Roberto Di Pietra. “Ci ha accusato di aver strumentalizzato la revoca dell’autorizzazione per lo svolgimento della conferenza prevista per il 7 ottobre. Riteniamo opportuno sottolineare” che l’associazione “che rappresentiamo ha sempre agito con la massima trasparenza e correttezza lungo tutto il processo decisionale”, si legge.

“Il nostro progetto è stato presentato già nel marzo 2024 nell’ambito del bando universitario “Infondoècultura”, e fin da subito abbiamo indicato la data del 7 ottobre per la conferenza. La commissione accademica ha approvato il progetto a maggio, e il 10 settembre abbiamo ricevuto l’autorizzazione formale dal Rettore per lo svolgimento dell’evento al polo Mattioli, nonostante la nostra proposta iniziale fosse di tenere la conferenza al complesso di San Niccolò. Tuttavia, senza alcuna comunicazione preventiva, il 17 settembre il Senato Accademico ha revocato tale autorizzazione, senza concederci la possibilità di appello o di confronto – si legge ancora-. Riteniamo inoltre inopportuno che il rettore Di Pietra tenti di “insegnare” come evitare strumentalizzazioni su una questione complessa come quella israelo-palestinese a personalità di rilevanza internazionale quali Ilan Pappé, storico israeliano di fama mondiale, e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Troviamo ancora più assurdo l’intento di censurare tali figure proprio il 7 ottobre, nella convinzione che un evento con ospiti di tale caratura possa essere facilmente riprogrammato, considerata la loro fitta agenda di impegni internazionali”.

“Impedire a studenti e studiosi di intervenire il 7 ottobre costituisce, a nostro avviso, una chiara forma di censura politica – continuano -. Come evidenziato nella lettera inviata dai relatori Ilan Pappé e Francesca Albanese al rettore e al senato accademico, impedire il confronto su questioni tanto cruciali, in un momento particolarmente delicato per il conflitto israelo-palestinese, mina la libertà di espressione e i principi fondamentali di libertà accademica che l’Università dovrebbe proteggere. Riteniamo che proibire lo svolgimento della conferenza proprio in questa data non faccia altro che polarizzare ulteriormente il dibattito, quando invece sarebbe necessario affrontarlo con lucidità e apertura. Svolgere l’evento il 7 ottobre ha per noi un valore simbolico importante, poiché permette di contestualizzare la tragedia di quella data all’interno di un quadro più ampio, favorendo un dialogo empatico e costruttivo, piuttosto che un silenzio forzato. L’attuale situazione in Palestina e Israele non garantisce né pace né sicurezza a nessuna delle parti coinvolte: ciò che serve è un confronto aperto, non una chiusura”.

“Pertanto, continuiamo a chiedere al Rettore e al Senato Accademico di rivedere la decisione presa e di non limitare gli spazi di agibilità democratica all’interno dell’Ateneo. Fin dall’inizio, abbiamo concepito questa conferenza come un’opportunità per riflettere su un tema complesso e doloroso, e crediamo fermamente che il dialogo e il confronto siano gli strumenti più adatti per affrontarlo”, concludono.

marco crimi

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