“La direzione sanitaria precisa di aver ricostruito il percorso clinico-assistenziale del paziente e che, da quanto risulta dalla documentazione sanitaria, non ci sono riscontri sul fatto che il paziente si sia rotto il femore a seguito della caduta durante il ricovero nel reparto di chirurgia vascolare poiché dopo la caduta è stato prontamente soccorso, sono state verificate le sue condizioni di salute e la sua capacità di deambulare”.
Così in una nota rispondono dalle Scotte in merito al nostro articolo “Mio padre si è rotto il femore alle Scotte ma per i medici non era nulla. Chiedo giustizia”
“Il paziente è stato correttamente assistito nel suo decorso post-operatorio presso la Chirurgia vascolare. La rottura del femore, evidenziata il 23 marzo, può quindi essere successiva alla caduta in ospedale che si è verificata il 16 febbraio, considerando anche che il paziente ha effettuato diverse visite di controllo successive e non sono state evidenziate problematiche legate alla frattura tra il 16 febbraio e il 23 marzo”, si legge ancora.
“L’evento è stato correttamente registrato nella cartella clinica ed è stata effettuata la segnalazione sul Sistema integrato del Rischio clinico regionale. Per quanto riguarda il percorso post-operatorio ortopedico, anche in questo caso non risultano anomalie considerando che i problemi respiratori del paziente vanno ricondotti alla presenza di altre patologie da cui è affetto”, recita il testo.
“Pertanto nel percorso clinico-assistenziale non si sono verificate carenze assistenziali che possono aver prodotto danni al paziente. La Direzione sanitaria ha provveduto a trasmettere idonea risposta al Tribunale dei Diritti del malato e alla figlia del paziente che ha presentato una segnalazione all’Urp lo scorso 18 maggio”.