“Ho deciso di rompere il silenzio dopo aver letto la sentenza. Una sentenza muta rispetto a tutti gli argomenti posti a difesa per iscritto e vocalmente”, visto che “nessun elemento è stato minimamente considerato, non contraddetto, se fosse stato contraddetto me ne sarei fatto una ragione e avrei imposto a Manolo e a Daniele quel silenzio che fino a oggi c’è stato e avrei dato le stesse prove ai giudici di appello. Nel momento in cui non ho avuto il piacere di leggere nemmeno una riga di replica a tutto ciò che avevamo fatto, mi sono sentito poco rispettato e frustrato”.
A dirlo è l’avvocato Gabriele Bordoni in una conferenza stampa dove lui, Manolo e Daniele Portanova hanno spiegato la loro versione su quanto accaduto in quella notte di fine maggio del 2021 e nei mesi del processo che ha portato alla condanna in primo grado a sei anni con rito abbreviato per il giovane calciatore.
Bordoni ha illustrato il racconto di una giovane che aveva subito nel 2015 una violenza sessuale negli Stati Uniti, affermando che è stato replicato con le stesse espressioni, “parola per parola con dati di fatto”, dalla ragazza che ha accusato Portanova e gli altri condannati. Copia che non è stata presa in considerazione dal giudice. Il legale ha fatto poi sapere che presenterà appello.
“Penso che il nostro silenzio sia durato troppo. Ad oggi quello che posso dirvi è che continuo a chiedermi perché stia succedendo tutto questo. Soffro per tutto quello che sento, che leggo e per tutte quelle persone che ne fanno parte e sono coinvolte in questa vicenda”, Portanova esordisce così. “Fino a qualche settimana fa -aggiunge-l’unico scopo era indossare la maglietta più bella del mondo, ora sto rinunciando ad un sogno di un bambino. Anche se avrei diritto di giocare purtroppo questa vicenda non è solamente in tribunale ma soprattutto mediatica. Oggi non porteremo ipotesi ma prove che non sono state guardate e se ne occuperà il mio avvocato
“Il nostro silenzio ha difeso anche la ragazza e lo dico da padre. Perché con mia moglie abbiamo educato nostro figlio in un certo modo e con dei valori e se veramente avesse fatto le cose di cui è accusato e per le quali è stato condannato mi sarei fatto giustizia io da solo con la stessa grinta con cui lo sto difendendo”, così è intervenuto invece il padre del calciatore, ex-giocatore del Siena. “Siamo qui solo per ribadire che mio figlio sta soffrendo per non poter giocare e questa è l’unica cosa che gli interessa. Vorrei anzi ringraziare il club, che sta lottando per salire in A, che gli è stato vicino e che lo sta aspettando e gli ha sempre creduto. Capisco però anche la loro situazione per quanto accaduto dopo la condanna e mi metto nei loro panni per il finimondo mediatico che ne è seguito. Perché Manolo anche se è solo al primo grado di giudizio è già stato condannato a livello mediatico come uno stupratore. Ma la gente deve sapere come sono andate le cose”, ha concluso