“Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud e atenei toscani ancora insieme per un territorio più sicuro nel rispetto dell’ambiente”. Si apre così la nota diffusa dallo stesso consorzio di bonifica e che annuncia che “con il convegno al teatro dei Risorti di Buonconvento, inserito nel programma nella Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione promossa da Anbi, si è concluso il progetto triennale con il quale Cb6 ha coinvolto le Università di Firenze, Siena e Pisa. Durante il partecipato incontro “Verso la corretta gestione del reticolo idrografico tra sicurezza idraulica e tutela della biodiversità” sono stati illustrati i risultati finora raggiunti con lo studio sui corsi d’acqua delle province di Grosseto e Siena e le prospettive per il futuro”.
“È stato un lavoro molto importante – afferma Federico Preti, professore dell’Università di Firenze – siamo riusciti a monitorare 50 siti, valutando il tipo e la quantità di vegetazione presente, trovando anche il modo di portare avanti la manutenzione gentile, che garantisce sicurezza idraulica, un alto livello di naturalità e risparmi economici. In pratica si taglia solo dove è necessario, e si trasferisce la piena a valle
facendola muovere in modo naturale”.
“Ci siamo occupati di vegetazione ripariale arborea e arbustiva – aggiunge Leopoldo De Simone, ricercatore dell’Università di Siena – arrivando a conclusioni operative che consentano una gestione migliore. Le specie aliene più nocive che abbiamo individuato sono robinia pseudoacacia e artemisia verlotiorum, mentre sui tratti arginati ci siamo occupati dell’arundo donax, la canna comune, stabilendo che la migliore gestione di questa specie è un taglio continuo, almeno due tre volte all’anno”.
“Abbiamo fornito al consorzio uno strumento importante per la gestione dei mammiferi semifossofori – ricorda invece Francesca Coppola, ricercatrice dell’Università di Pisa – stabilendo che le pericolose buche negli argini sono create da tassi, volpi e istrici che qui costruiscono le loro tane. Per disincentivare la loro presenza occorre curare scrupolosamente la vegetazione, con due o tre tagli all’anno. E provare a riqualificare i tratti arginati cittadini, con semine che favoriscano la presenza di impollinatori selvatici a discapito dei mammiferi semifossori, ad esempio con il progetto argini fioriti”.
Massimo Tassi, responsabile area manutenzione di Cb6, ha ricordato l’importanza di questi studi: “È stato un triennio intenso – afferma – con le università che ci hanno dato un supporto scientifico determinante. Abbiamo avuto la prova che il nostro lavoro dà risultati anche sotto il profilo ambientale, non solo con la sicurezza idraulica”.
“Questa collaborazione con le Università – conferma Fabio Zappalorti, direttore generale di Cb6 e di Anbi Toscana – è strategica per il nostro consorzio e per tutto il territorio regionale, perché può fornire parametri importanti attraverso i quali agire. Ci sono ancora dati da raccogliere e indicazioni da recepire, per questo lo studio degli atenei proseguirà per altri tre anni e ci fornirà ulteriori strumenti per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sostenibilità”.
Anche il presidente di Anbi Toscana loda questa collaborazione virtuosa: “Grazie al lavoro degli atenei – rileva – abbiamo preso atto che esiste una manutenzione gentile che tiene conto della biodiversità e degli ecosistemi e che abbiamo sviluppato insieme alle Università. È prezioso poter unire il lavoro dei consorzi di bonifica toscani e la scienza per tutelare la nostra bellissima regione”.
Fabio Bellacchi, presidente del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud, ha annunciato che il progetto proseguirà per altri tre anni: “Sono convinto che ciò che stiamo facendo va portato avanti – osserva – e nei prossimi tre anni continueremo a raccogliere dati che potranno essere utili anche a fornire indicazioni per la manutenzione nelle aree protette. Dobbiamo lavorare molto, soprattutto in provincia di Siena, nell’interesse di tutti i cittadini”. A conclusione del convegno Bellacchi ha ricordato come la priorità del Consorzio resta comunque la sicurezza idraulica: “Difendere l’ambiente che ci ospita è fondamentale, ma il nostro impegno più grande e lavorare affinché l’acqua non entri nelle case degli agricoltori e di chi vive in città”.
Nel partecipato dibattito conclusivo, gli agricoltori – apprezzando il lavoro svolto da Cb6 e dalle Università – hanno ricordato i problemi più
presenti nel territorio, da normative non sempre efficaci a vincoli considerati eccessivi. Ad ascoltarli la consigliera regionale Anna Paris: “Mi sono resa conto con il mio lavoro in Regione – spiega – della mole di lavoro svolta dai nostri consorzi di bonifica. E in questo convegno ho capito l’importanza di interventi costanti, continui e gentili per conservare una flora e una fauna adeguati pur mantenendo un equilibrio con la sicurezza, visto il rischio idrogeologico sempre più pesante. Comprendo anche le preoccupazioni degli agricoltori, è necessario che l’Europa sia consapevole delle specificità dei territori, mentre agli agricoltori dico di ascoltare le indicazioni fornite dai consorzi”.