Ceccuzzi: ‘Il risanamento dell’Università sarà possibile solo in un contesto di stabilità e legittimità’

Il Comune di Siena continuerà a seguire con grande attenzione l’evolversi della situazione che riguarda l’Università di Siena, anche in relazione agli attesi sviluppi di natura giudiziaria che sono stati resi pubblici nella giornata di oggi. La notizia di chiusura delle indagini sul dissesto e sulla elezione del Rettore, rappresenta un momento di assoluto rilievo per l’accertamento di fatti e responsabilità che hanno avuto conseguenze gravissime per il prestigio e la solidità dell’Ateneo, per l’economia e l’immagine della città, per il lavoro e il reddito di tante famiglie. Il legame secolare ed inscindibile tra la città e l’Università di Siena impone massimo rigore e trasparenza per ottenere giustizia e verità, e per tutelare tutti gli interessi lesi di natura personale, da tutti i lavoratori all’intera comunità senese, e di livello istituzionale. E’ fondamentale infatti non disperdere gli sforzi fatti sulla strada del risanamento, un percorso che può proseguire solo in un contesto di stabilità e legittimità.

 

Per quanto riguarda l’indagine sul buco dell’Università i Sostituti Procuratori Antonino Nastasi ed Aldo Natalini hanno portato a conclusione il filone principale. Lo comunica una nota congiunta della Procura della Repubblica di Siena e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza. L’inchiesta, avviata a fine 2008 dall’allora Procuratore Capo della Repubblica Nino Calabrese, e dal Sostituto Mario Formisano, fu immediatamente affidata al Nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle senesi.

“Dopo circa tre anni di incessante lavoro – si spiega nel comunicato stampa della Procura della Repubblica – a seguito dei numerose acquisizioni documentali, controlli incrociati, perizie tecniche, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, interrogatori, su disposizione dei magistrati titolari dell’indagine, la Guardia di Finanza ha, pertanto, notificato ieri 18 avvisi di garanzia e contestuali conclusioni d’indagini nei confrondi degli indagati – ex rettori, direttori amministrativi, revisori dei conti, segretari di dipartimento e contabili – a vario titolo accusati di aver gonfiato i bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell’Istituzione contabilizzando residui attivi inesistenti, per decini di milioni di euro, e per aver sottratto, anche per scopi personali, beni e denari pubblici contribuendo, in tal modo, a svuotare le casse dell’Università. Per loro i capi di imputazione parlano di falsità ideologica in atti, abuso d’ufficio e peculato”.