Di celiachia soffrono 20mila toscani e l’1% della popolazione italiana, eppure siamo circondati da prodotti senza glutine ed il mercato è in continua crescita.
La moda del togliere la proteina del frumento dalla propria alimentazione è tanto di tendenza quanto pericolosa, sia per chi soffre della malattia e sia per chi decide di esporsi a carenze nutrizionali.”Questa è una rinuncia immotivata del glutine. Dietro certi sintomi si crede che questo sia l’unico responsabile ma in realtà ci possono essere patologie ben diverse dalla celiachia”.
Lo afferma Barbara Paolini, presidente nazionale dell’Associazione italiana dietetica e nutrizione clinica e direttrice dell’Unità Dietetica e nutrizione clinica al policlinico Le Scotte. Sembra un ritornello ma il consiglio resta sempre il solito: se si teme di soffrire di questa infiammazione cronica all’intestino tenue bisogna rivolgersi a medici specialisti, come dietologi o gastroenterologi.
“Purtroppo sempre più spesso si ricorre al fai da te – continua Paolini -. E ci si affida a test diagnostici che sono inadeguati e non attendibili”.
In vista della giornata mondiale della celiachia, che si terrà il prossimo 16 maggio, è importante ricordare alcune cose: innanzitutto i sintomi, che spaziano dalla diarrea, al vomito alla stipsi fino all’obesità e all’alopecia. La diagnosi avviene solitamente attraverso la biopsia duodenale anche se la dermatite erpetiforme si associa all’intolleranza al glutine. La terapia? Una strada senza scorciatoie che però porta verso il rispristino delle funzionalità intestinali: “La dieta aglutinata dovrà essere fatta tutta la vita”, ha puntualizzato Paolini.
In commercio, come accennato, si trova di tutto. Ma anche qui va fatta attenzione negli alimenti che vengono consumati. “Alcuni sono ricchi di grassi e zuccheri. Possono insorgere problemi nelle persone che fanno la dieta con il rischio anche di aritmie e diabete”.