Il granduca Pietro Leopoldo, dopo aver soppresso la plurisecolare corporazione dell’arte degli Orefici, abolì tutte le precedenti leggi in materia e annullò i marchi della città e del saggiatore. Il suo atto di fatto liberalizzò il commercio di tutti gli argenti di qualsiasi bontà, «secondo il piacimento, e la scelta dei committenti, e dei compratori». E parte dall’anno di questo atto, il 1781, fino all’unità d’Italia, il 1861, il periodo preso in considerazione nello studio che ha portato alla nascita del libro Argenti senesi. Dal 1781 all’unità d’Italia di Paolo Torriti. Venerdì 1 febbraio 2019 alle 17.30, nella Chiesa di S. Raimondo al Refugio a Siena in Via di Fiera Vecchia, verrà presentato l’opera che prende in considerazione i manufatti in argento, sia sacri sia profani, esclusivamente senesi, documentati o punzonati con i marchi degli orafi della città di Siena. Partendo dalle ricerche degli anni Cinquanta realizzate da Costantino Bulgari, uno dei massimi esperti di argenterie e oreficerie italiane antiche, il libro è il risultato di indagini e studi condotti nel corso di questi ultimi anni da Torriti negli archivi locali ed in tutto il territorio senese, un’indagine sul campo che: “è venuta ad assumere proporzioni inaspettatamente vaste”, spiega il professor Torriti, e che ha portato a delineare un’area di diffusione estesa a tutto l’antico territorio della Repubblica Senese. All’interno del volume il lettore troverà, oltre a due saggi dell’autore, il catalogo composto da trenta schede relative ad altrettante opere, un repertorio formato da centodue manufatti in argento, novantotto biografie di argentieri senesi, documentati tra il 1781 e il 1861 circa, la tavola dei marchi e il regesto documentario. Sono stati quindi rintracciati più di cento argenti sicuramente senesi, databili al periodo preso in esame. Un patrimonio che comunque è solo la minima parte di quello che gli argentieri della città realizzarono in questi anni. Gli effetti di alienazioni, soppressioni, furti, le note requisizioni francesi, le fusioni per necessità economiche e, non ultimi, i mutamenti del gusto e della moda su oggetti facilmente trasformabili, hanno certamente modificato tale eredità culturale. Si pensi solo che nel 1808 ben tredici botteghe di orafi erano aperte in Siena, ubicate tra Piazza del Campo e le strade limitrofe. Prodotti prestigiosi, particolari e raffinati, come il paliotto d’altare di Grosseto firmato nel 1782 da Giacomo Bonechi, o quello di Andrea Macchi per il palazzo Pannocchieschi d’Elci, lo splendido busto reliquiario di Santa Caterina da Siena realizzato da Giuseppe Coppini nel 1807, la statua processionale per la Cattedrale di Bastia firmata da Gaetano Macchi rispettivamente nel 1856. Non solo opere sacre però, all’interno del volume di Torriti troviamo ad esempio splendidi servizi di posate o eleganti e preziose caffettiere. Nell’occasione della presentazione del volume sarà allestita all’interno della chiesa di S. Raimondo al Refugio un’esposizione di argenti senesi.