Lo stato di recessione – perché di questo si tratta, ormai la crisi cominciata nel 2008 ha preso
un’altra piega, tutta recessiva – si combatte con armi diverse, si deve allargare il mercato interno
creando domanda, si deve mettere la gente in condizioni di spendere,attraverso una seria riforma della politica fiscale che ridistribuisca i pesi, si deve cercare di alzare la competitività delle aziende tagliando i loro costi, ma soprattutto alzando il valore delle loro produzioni. Licenziare, o nemmeno, impedirgli di rientrare in fabbrica una volta che, licenziato, sia ricollocato al suo posto da un giudice, non serve a nulla
E invece il governo proprio questo voleva fare senza rendersi conto che la partita è cambiata, che non c’è più tempo per queste azioni di retroguardia, che bisogna agire e farlo in tempi brevissimi, cercando risultati concreti.
Le parti sociali il loro dovere l’hanno fatto, suggerendo le misure da prendere, quelle che davvero
servono, dando ampia disponibilità a misure anche difficili da digerire. Loro hanno capito che non
c’è più tempo da perdere, l’immagine cambia, la sostanza resta la stessa. E tutti si sono dichiarati pronti a sacrifici, ma imprenditori e sindacati, vogliono per prima cosa che questa misure siano davvero efficaci, poi che siano distribuite con grande equità, senza colpire i soliti noti e lasciando gli amici al riparo.
Sentire gli industriali che chiedono una patrimoniale fa un certo effetto, ma lo hanno fatto e questo è
un chiaro sintomo della generale consapevolezza che siamo arrivati a un momento di verità e che
non è più possibile continuare a mettere toppe più o meno a colori sulle falle immense che si sono
aperte. Solo così, con misure adeguate ed equamente suddivise, sarà possibile da un lato superare il
momento acutissimo di crisi, ma anche e soprattutto salvaguardare la coesione sociale che è sempre
stata un bene importante per il nostro paese ma anche per la nostra provincia che ci ha permesso di accompagnare attraverso la nostra capacità la nostra storia e la nostra forza i momenti difficili della crisi economica. L’abbiamo costruita con pazienza e sacrifici, nessuno vuole disperdere questo patrimonio accumulato nel tempo. I sindacati possono dividersi anche profondamente, possono litigare tra loro e con le controparti imprenditoriali, ma siamo sempre stati uniti nei momenti di maggiore difficoltà. Ed è anche così che il paese ha potuto superare frangenti difficilissimi, perché nulla vale più dello schierarsi assieme, è così che si sopportano i sacrifici, anche i più pesanti.
Il governo ha dato cattiva prova di sé anche in questa occasione, fuggendo dalle responsabilità,
lasciandosi mettere con le spalle al muro dalle autorità europee . Forse adesso è necessario che si consideri colma la misura. La Cisl e gli altri sindacati congiuntamente agli imprenditori lo hanno detto già in questi giorni con molta chiarezza. Ora bisogna che dalle parole si passi ai fatti.
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