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Codice Rosa: i dati della violenza. Siena meglio della Toscana.

Nella Asl senese sono stati registrati 95 maltrattamenti (90 adulti e 5 minori), 4 abusi (1 adulto e 3 minori) e un caso di stalking (adulto).

Sono 100 le persone vittime di violenze che nel 2015 si sono presentati nei pronto soccorso dell’Asl senese. Di questi 92 sono adulti e 8 minori. Il senese risulta essere un territorio con una bassa incidenza di queste problematiche. L’anno passato in Toscana sono stati oltre 3mila gli accessi nei pronto soccorso per Codice Rosa. Questo è un progetto, partito nel 2012, per individuare le persone vittime di violenza che si presentano al pronto soccorso, assisterle, perseguire gli autori delle violenze. Il progetto, tra l’altro, ha fatto da apripista a livello nazionale ed è servito da modello per molte altre Regioni.

«Il progetto regionale del Codice Rosa – dice l’assessore al diritto alla salute e al welfare Stefania Saccardi – contribuisce all’emersione del fenomeno dei maltrattamenti e abusi commessi nei confronti delle fasce deboli della popolazione: donne, ma anche bambini, anziani, persone vittime di abusi e discriminazioni sessuali. Il lavoro di squadra che mette in rete tante competenze diverse – medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza – si è dimostrato molto efficace nel far emergere gli episodi di violenza, dare sostegno alle vittime e perseguire i responsabili».

Nel 2015 sono stati, appunto, 3.049 (2.623 adulti e 426 minori) i casi di Codice Rosa che si sono presentati nei pronto soccorso della Toscana: 2.877 per maltrattamenti (2.504 adulti e 373 minori); 147 per abusi (94 adulti e 53 minori); 25 per stalking (solo adulti). Nella Asl senese sono stati registrati 95 maltrattamenti (90 adulti e 5 minori), 4 abusi (1 adulto e 3 minori) e un caso di stalking (adulto).

Il Codice Rosa è un progetto della Regione Toscana, sviluppato a seguito dell’esperienza positiva realizzata dalla Asl 9 di Grosseto (dove il Codice Rosa è in funzione dal 2010), rivolto alle persone che accedono alle strutture di pronto soccorso per essere curate: uomini e donne, adulti e minori, vittime di maltrattamenti, abusi e discriminazioni sessuali. Il progetto regionale, che prevede il coinvolgimento interistituzionale e delle associazioni, ha preso avvio dal 2012 e si è sviluppato gradualmente fino alla completa diffusione, avvenuta nel 2014, in tutte le aziende sanitarie toscane.

Il Codice Rosa non sostituisce il codice di gravità del pronto soccorso, ma viene assegnato insieme al codice di triage da personale formato a riconoscere segnali spesso taciuti di violenze. Agli utenti ai quali viene attribuito il Codice Rosa è dedicata una stanza, dove vengono create le migliori condizioni per l’accoglienza, la cura e il sostegno, nonché l’avvio delle procedure d’indagine in collaborazione con le forze dell’ordine e, se necessario, l’attivazione delle strutture territoriali per la tutela di situazioni che presentano livelli di rischio elevati.

Dall’inizio del 2016 nella Asl Toscana Centro è partita una sperimentazione che ha migliorato e reso più efficace il progetto del Codice Rosa, introducendo un servizio che consente di seguire e assistere sul piano sociale e psicologico le persone vittime di violenza che si sono presentate al pronto soccorso. La Regione ha destinato 70.000 euro per questa sperimentazione, prevedendo anche il proseguimento delle attività formative a carattere regionale, per garantire la formazione del personale delle aziende che opera nell’assistenza, cura e tutela delle persone vittime di violenza nell’ambito del progetto Codice Rosa.

«A partire dalla positiva esperienza della Asl di Empoli – spiega ancora Stefania Saccardi – abbiamo voluto potenziare il progetto del Codice Rosa, avviando questa sperimentazione della durata di un anno sul territorio dell’intera Asl Toscana Centro. Abbiamo attivato un servizio di secondo livello per l’emergenza urgenza sociale: un pronto intervento sociale e psicologico, rivolto specificamente a bambini e adolescenti, adulti, donne in particolare, diversamente abili e anziani, assicurando il raccordo tra le aziende sanitarie, i Comuni, le Società della Salute, per garantire la continuità della presa in carico, sviluppando e migliorando la funzione di raccordo tra i servizi socio-sanitari».

Emilio Mariotti

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