Colle Val d’Elsa, Vannetti lascia gli incarichi del Pd: “Segreteria trasformata in uno spazio chiuso e personalistico”

Un colpo di scena significativo scuote gli equilibri del Partito Democratico di Colle di Val d’Elsa. Riccardo Vannetti, capogruppo dem in consiglio comunale e membro della segreteria, annuncia le proprie dimissioni da entrambi i ruoli con una lunga lettera dai toni netti e profondi, che racconta una frattura politica e culturale maturata negli ultimi mesi. “È una comunicazione difficile, ma sento il dovere di condividerla con sincerità”, esordisce.

Vannetti rivendica di aver sempre concepito la politica come “servizio, confronto, responsabilità verso la comunità”, ma spiega che negli ultimi tempi “ho visto allontanarsi il partito locale dai valori che lo hanno tenuto in piedi e rinnovato in questi miei anni di presenza: trasparenza, collegialità, rispetto reciproco”.

La critica alla gestione locale è esplicita: “La segreteria si è trasformata in uno spazio chiuso, gestito in modo personalistico, dove le decisioni vengono prese da pochi, senza reale confronto né coinvolgimento degli organismi dirigenti. E, dopo aver chiesto chiarimenti, mi è stato risposto che andava bene così”.

Un metodo, quello attuale, che secondo Vannetti si regge su “fedeltà personale più che sul merito”, accompagnato da dinamiche che “escludono chi prova a portare un contributo libero e costruttivo”.

Nella lettera l’esponente dem contesta anche il racconto idilliaco diffuso negli ultimi giorni da alcuni settori del PD locale: “Negli ultimi giorni sono stati diffusi messaggi pubblici che descrivono un partito locale unito, coeso e pienamente partecipato. Pur rispettandoli, non posso condividerli: raccontano una realtà che non corrisponde all’esperienza quotidiana di molte e molti di noi”.

Vannetti parla di una distanza politica ormai insanabile, pur ribadendo il pieno sostegno alla leadership nazionale: “La linea programmatica della segretaria Schlein — progressista, cocciutamente unitaria e orientata al rinnovamento reale — rappresenta la politica che riconosco e nella quale continuo a credere. Una politica che unisce, non che divide; che costruisce, non che chiude”.

Il nodo, scrive, non è il PD, ma il suo livello territoriale: “Alcune scelte locali hanno generato un intreccio di interessi che considero incompatibile con l’etica politica che vorrei guidasse il nostro partito. La politica, per me, non è un terreno privato da presidiare, ma una comunità da far crescere”,

E poi la frase che chiarisce la ragione della scelta: “Da risorsa, oggi vengo percepito come un ostacolo, e lungi da me voler interpretare, anche solo per un giorno, un ruolo che non appartiene né alla mia storia né al mio modo di fare politica”.

Per questo Vannetti lascia gli incarichi, ma non il partito: “Non lascio il partito locale né la sua assemblea, e continuo a sentirmi parte della comunità democratica”.

Un addio agli incarichi, ma non alla militanza. Il finale della lettera è uno dei passaggi più forti: “A volte la lealtà richiede scelte difficili. Oggi questa scelta per me è un atto di coerenza e di verità verso la mia comunità e verso me stesso. Non cerco scontri, ma dignità. Non cerco ruoli, ma rispetto”.

E si chiude con un impegno personale e politico: “È da qui che riparto: dalla libertà di poter dire la verità e dalla responsabilità di continuare a servire la mia Colle di Val d’Elsa… con la schiena dritta e la stessa serietà che la mia comunità merita”.