In pochi giorni sono arrivati i dati – tutt’altro che inattesi – sul crollo dei numeri del turismo a livello mondiale.
La Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (Unwto) ha certificato che nel periodo gennaio-agosto 2020 il numero di arrivi internazionali, cioè di persone che si sono recate all’estero, è crollato del 70%. Si è interrotto un flusso di crescita che sembrava ormai inarrestabile: con un aumento stimato del 4% ogni anno – che era addirittura prudente – il traguardo dei 2 miliardi di turisti internazionali sarebbe stato raggiunto prima del 2030, e su quella tendenza storica tutti noi stavamo facendo le nostre “tranquille” proiezioni di crescita ed i relativi investimenti.
Ma, talvolta, più dei numeri, ci sono immagini che possono davvero segnare la pietra miliare di questo disastro economico e sociale. L’associazione degli aeroporti italiani (Assaeroporti) ha comunicato che il numero dei passeggeri in Italia nel mese di settembre è stato di 5,7 milioni, una cifra che era stata registrata 25 anni fa. Siamo cioè tornati ai volumi di traffico del 1995: come se Ryanair non fosse mai esistita. Allora la compagnia irlandese fece viaggiare poco più di 2 milioni di passeggeri, mentre nel 2019 aveva superato i 150 milioni di persone.
Io me lo ricordo bene, il 1995: perché fu l’anno in cui inaugurai l’agenzia di viaggi / tour operator in cui ho poi lavorato per ben quindici anni. Mi ricordo che tante agenzie di viaggio si rifiutavano di vendere i biglietti di Ryanair, e poi delle altre compagnie low cost, perché non pagavano più la commissione di intermediazione, come facevano invece le compagnie di bandiera. Ricordo che fu necessario introdurre un importo aggiuntivo per coloro che – non fidandosi di mettere i dati della propria carta di credito su Internet – acquistavano comunque il biglietto in agenzia. Perché nel 1995 esistevano soltanto le compagnie di bandiera dei singoli stati, con biglietti aerei che era possibile comprare (in lire, naturalmente) soltanto in agenzia ed erano molto costosi.
Poi arrivò Expedia, che offriva combinazioni volo ed hotel in Europa a prezzi che erano anche la metà di quelli dei tour operator tradizionali, ed anche lì lo “scoglio” di inserire i dati della propria carta di credito, spingeva molti a venire comunque in agenzia, dove usavamo invece la carta aziendale.
Ecco, in meno di sette mesi di pandemia, siamo ritornati – come numeri, non come tecnologia – proprio là, a quel 1995. E con la prospettiva, secondo uno studio di McKinsey (https://www.mckinsey.com/industries/travel-logistics-and-transport-infrastructure/our-insights/covid-19-tourism-spend-recovery-in-numbers#), di ritornare al livello di fatturato mondiale del turismo non prima del 2023, o forse nel 2024.
Uno scenario che appariva pessimistico e che oggi – pubblicato su Facebook – raccoglie invece decine di commenti in cui c’è scritto “Magari…”
Roberto Guiggiani
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