La petizione ha superato le 3mila firme, i proprietari hanno deciso, venerdì, di aprire comunque e sono stati pronti ad andare incontro a provvedimenti legali. Si è creata una vera e propria bufera in seguito all’ordinanza 45/2019 di cinque giorni fa che sanciva la sospensione dell’attività del locale Cacio e Pere. Stavolta a parlare sono le persone ch fanno parte del locale che si trova nella Stufa Secca, lo fanno attraverso un comunicato.
Di seguito la nota stampa
“Sono passati cinque giorni dall’ordinanza comunale 45/2019, firmata dal Sindaco di Siena, con cui l’amministrazione ha sospeso l’attività dello storico locale Cacio&Pere a tempo indeterminato. Il lavoro che si ferma, con otto dipendenti tra i 23 e 39 anni, a casa. Cosa spinge delle persone che hanno mutui, famiglia, pendenze con i fornitori, affitti di un fondo da pagare, a non rispettare un’ordinanza? Essersi trovate da un giorno all’altro privati del diritto di lavorare senza un motivo che sia legalmente e socialmente giustificabile. A mezzo di un atto di forza brutale e iniquo è stato creato un danno clamoroso a un’avventura professionale che da anni si esprime quotidianamente nel tentativo di mettere in connessione virtuosa impresa, intrattenimento e cultura. Così, con la disinvoltura con cui si può spegnere un interruttore. Abbiamo provato in tutti i modi a trovare un accordo che fosse in grado di garantire il nostro diritto al lavoro. Secondo l’ordinanza la sospensione avrebbe dovuto esserci utile a depositare alcune memorie relative alle attività svolte. Le memorie sono state prontamente consegnate il giorno seguente la notifica e integrate il giorno successivo come da richiesta. Non solo non abbiamo ricevuto nessuna risposta, ma siamo stati letteralmente rimbalzati da un ufficio all’altro, privandoci della possibilità di sedersi intorno ad un tavolo per evitare di stare chiusi l’intero fine settimana. Perché ci sono dei lavori per cui il week-end è sinonimo di riposo e tranquillità. Ma per chi ha una società e lavora nel commercio, tre giorni fanno la differenza tra la vita e la morte per pagare un fornitore, l’affitto, o lo stipendio di un dipendente. E’ per questo che abbiamo preso la decisione di aprire comunque lo spazio Cacio&Pere, andando incontro – consapevolmente – ai provvedimenti legali. Abbiamo ritenuto necessario lanciare un segnale e accendere una luce su un atto ritenuto ingiusto e illegittimo, che rischia di passare alla storia come il provvedimento amministrativo più aggressivo e spregiudicato nei confronti di una realtà imprenditoriale senese. Cacio & Pere si è trasferito in via della Stufa Secca da meno di un mese. Dall’apertura della nuova sede sono stati effettuati diciassette controlli in venticinque giorni: tutti regolari. Cinque verbali: nessuna infrazione (i verbali saranno resi pubblici sui social nei prossimi giorni). Investimenti nella pubblica sicurezza, orari sulla musica dal vivo rispettati, perfino anticipati rispetto al regolamento vigente. La risposta all’impegno è stata un’ordinanza di chiusura a tempo indeterminato. Il progetto Cacio&Pere nasce sette anni fa in via dei Termini e questa doveva rappresentarne l’evoluzione. Il nuovo spazio, comprensivo di una cucina, avrebbe permesso di espandere l’attività con i pranzi dal mese di giugno, valorizzando aziende del territorio, con alimenti a km0 e biologici. Erano in previsione attività culturali per i bambini, con teatro e musica. Sappiamo che gestire un contesto cittadino non è facile, ma è con il dialogo che si arriva ai giusti compromessi. Il problema è che non siamo mai stati invitati al quel tavolo. Rimaniamo in attesa di ricevere una risposta su quando poter tornare a svolgere il nostro lavoro”.
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