Il delitto di Arbia Scalo è destinato a rimanere insoluto.
E’ il 23 febbraio del 2010 quando Lorenc Lame, 27 anni albanese, sta rientrando a casa. Ha da poco parcheggiato la sua auto sotto la casa dove vivono alcuni suoi congiunti quando un commando formato da almeno sei di suoi connazionali arrivati qualche giorno prima dall’Albania sbuca dal buio e fa fuoco. Sei colpi di pistola: uno raggiunge il giovane alla testa e gli altri al torace. Muore sul colpo. Il nucleo investigativo dei carabinieri inizia a fare indagini e quella stessa notte emerge che il commando è arrivato fino ad Arbia rubando varie auto alle quali viene poi dato fuoco per non lasciare elementi utili alle investigazioni. Nei giorni successivi emerge con prepotenza l’ipotesi che la morte di Lorenc Lame è legata ad un delitto avvenuto dieci anni prima in Albania. Allora il killer era stato suo fratello. Le indagini non sono facili ma dopo mesi i carabinieri arrestano un giovane albanese appena rientrato in Italia che viene condannato all’ergastolo in primo grado e infine assolto in Cassazione. Degli altri componenti del commando si perdono le tracce. A Siena sotto processo rimangono due amici del primo e unico imputato, sono accusati di false dichiarazioni al pm. Avrebbero raccontato varie cose sull’omicidio risultate non veritiere e ieri difesi dall’avvocato Enrico De Martino sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”.