«In un periodo di una così acuta crisi economica come questa, i progetti culturali rischiano di scivolare indietro nell’agenda delle cose da fare del Governo nazionale ed anche di quelli locali. C’è un luogo comune, a destra come a sinistra, secondo cui quando i soldi sono pochi, l’investimento in cultura deve cedere il passo ad altre priorità. Per molti, la Via Francigena sta in questa categoria, come fosse un trastullo od una moda. Lo si vede dal disinteresse di fatto che il Governo Monti ha riservato a questo progetto, nonostante si tratti di una delle poche chance che possiamo giocarci a livello europeo perché appunto si tratta di un Grande Itinerario Culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, secondo solo al Cammino di Santiago. Una delle poche linee di finanziamento e valorizzazione espressamente riconosciute all’Italia».
Questo è l’intervento del sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini pubblicato sulla rivista della Chiesa toscana “ToscanaOggi”. Domani, 27 ottobre, Valentini parteciperà all’assemblea dell’associazione europea delle Vie Francigene in programma a Lucera in provincia di Foggia, dove esporrà, tra le altre cose, i contenuti e le idee di questo intervento.
«Pur non essendo un metodo esaustivo, basta inserire in un motore di ricerca su internet le parole Francigena e Governo Italiano e si trova un’unica notizia significativa che riguarda un’iniziativa assunta dal Ministro del Turismo (anche col Governo Berlusconi l’argomento Francigena stava dentro la delega ministeriale del turismo), Piero Gnudi. Si è trattato di un convegno organizzato nello scorso aprile dall’Opera Romana Pellegrinaggi, dal titolo “Sulla Via Francigena di San Francesco”. In quell’occasione il ministro Gnudi ha percorso un tratto della Via Francigena di San Francesco presso Assisi e quindi nemmeno il tracciato ufficiale. Le dichiarazioni riportate dalle agenzie di stampa sono un po’ scarne anche se comunque confermano da parte del Governo e, soprattutto, di Opera Romana Pellegrinaggi, l’interesse più volte espresso verso la cultura del cammino e la possibilità di “far conoscere angoli della cosiddetta “Italia minore” ma che in realtà sono ricchi di storia e di spiritualità e strumento offerto a quanti sono in ricerca di una risposta alla domanda di senso della vita”. Oltre a questo evento c’è il silenzio e questo è un grave handicap per il decollo definitivo della Via Francigena perché senza una regia generale ed addirittura internazionale (coinvolgendo Svizzera, Francia ed Inghilterra) non si può riuscire a costruire quella gestione unitaria del percorso che è indispensabile vista la lunghezza e l’articolazione dell’itinerario. Per quanto alcuni segmenti del percorso, grazie all’azione di Istituzioni “illuminate”, delle parrocchie e del mondo generoso dell’associazionismo, possano essere ben segnalate e manutenute, c’è bisogno della totale continuità affinché il viaggio sulla Francigena sia ciò che deve essere e cioè un percorso lineare che conduce senza interruzioni fino a Roma».
«Coloro che vogliono con determinazione compiere davvero questa esperienza, spesso sospinti da profonde motivazioni religiose e spirituali in senso lato, non si lasciano scoraggiare dall’assenza di qualche cartello o dalla scarsità di ricettività adeguata. Ma questa è una minoranza, anche se è di esempio per gli altri. Se ci vogliamo rivolgere al mondo ed in particolare ai giovani, non per farne un prodotto di massa od un mero business ma per dialogare con quella moltitudine di persone che portano dentro questa domanda di conoscenza ed anche di turismo qualificato, dobbiamo fare di più. Non basteranno i volenterosi ospitalieri oppure i preti accoglienti, si devono muovere le istituzioni. Alcune lo fanno e subito mi viene in mente l’azione della Regione Toscana, che potrebbe essere presa a modello da altre Regioni, che sta caparbiamente portando avanti l’obiettivo della messa in sicurezza dei 400 km di tracciato regionale entro il 2014. Leggo e vedo anche le iniziative di molti Comuni e di alcune Province, che non demordono perché comprendono l’importanza di reagire alla crisi in atto elevando l’offerta culturale ed anche turistica. Un ruolo di cerniera deve essere svolto anche dall’Associazione delle Vie Francigene che mi pare l’unico luogo di spessore nazionale dove sia possibile mantenere quel necessario raccordo fra i soggetti operanti nei vari territori, talvolta molto lontani fra loro. E’ vero che c’è una grande ricchezza di iniziative legate alla cultura del viaggiare, del turismo sostenibile, della mobilità dolce, ma credo che sia fondamentale mantenere la Via Francigena come massimo riferimento perchè nient’altro come questo progetto consente di dialogare col resto del mondo. Non dobbiamo mai dimenticarci che ciò che rende unico ed irripetibile il progetto della Francigena è la sua meta, l’arrivo al tempio della cristianità universale, Roma e la Chiesa di San Pietro, attraverso terre di incomparabile bellezza. E la Chiesa? Mi sembra che per un verso stia a guardare mentre per l’altro parrocchie e movimenti ed associazioni di ispirazione cattolica sono un pilastro delle esperienza di pellegrinaggio. Tornando alla questione iniziale, il nostro compito è quello di far comprendere a tutti che uno dei fattori della possibile rinascita economica dell’Italia è proprio il turismo straniero, vista l’improbabile ripresa dei consumi interni nel medio periodo. Gli stranieri sono molto attratti dal mito della Francigena, nonostante l’ostacolo costituito dalla mancanza di informazioni e la scarsità di punti di appoggio e di riferimento organizzati e facilmente reperibili nella maggior parte dei Comuni attraversati dalla Francigena. Come per le politiche turistiche nazionali, vanno unificate le iniziative di comunicazione verso l’esterno, i portali web, il materiale di promozione. La mancanza di una governance produce anche questo frastagliamento che confonde i destinatari e spreca energie e risorse».
Bruno Valentini – sindaco di Monteriggioni