La primavera si sa, è sinonimo di risveglio della natura e con lei riprendono l’attività anche le vipere. Quest’anno anche più anticipatamente grazie al caldo “anomalo” di febbraio e marzo. In questi giorni gli esemplari maschi ricominciano a vagare alla ricerca di una compagna: in questo periodo sono meno accorti ed è più facile incontrarli, con il rischio di un morso in caso di movimenti sbagliati.
Le vipere sono gli unici serpenti velenosi esistenti in Italia. Le quattro specie presenti nel nostro paese sono distribuite in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, dove non vi sono serpenti velenosi.
La vipera Aspis è diffusa sulle Alpi e sugli Appennini. Il suo habitat preferito è costituito da luoghi caldi e asciutti, dalla pianura fino ad oltre 2500 metri di quota. Ha un’indole mite e solitamente fugge se molestata.
La vipera Berus o marasso palustre, si trova solitamente in montagna, in genere nel Nord Italia, ma la si può trovare anche in acqua. Essendo una specie piuttosto aggressiva se viene provocata attacca facilmente.
La vipera Ammodytes o vipera del corno è facilmente riconoscibile per la presenza di un piccolo corno sulla punta del muso. Si concentra soprattutto nel nord-est, Dolomiti incluse. Predilige un habitat costituito da zone aride, pendii e pietraie. È poco aggressiva, ma il suo veleno è il più pericoloso fra le specie presenti in Italia.
La vipera Ursinii o vipera dell’Orsini, è per lo più presente nell’Appennino Abruzzese ed Umbro-Marchigiano, in particolare sul Gran Sasso. Di dimensioni piuttosto piccole è la meno pericolosa.
La vipera è un animale schivo, molto legato al territorio. Essendo a sangue freddo è difficile avere un incontro ravvicinato durante le stagioni fredde, periodo in cui osserva una specie di ibernazione, solitaria o in gruppo.
La sua attività vera e propria inizia a fine marzo, inizi aprile ma quest’anno gia a fine febbraio si sono visti i primi esemplari.
Tendenzialmente gli escursionisti potrebbero trovarsi di fronte una vipera su pietraie, cumuli di pietre, mucchi d’erba e prati soprattutto la mattina dove la vipera sarà al sole per riscaldarsi.
È proprio in quel momento della giornata che la vipera, essendo più lenta nei movimenti, sarà più in pericolo e piuttosto che scappare tenderà a difendersi con il fatidico morso.
Un’altra considerazione da fare è che la vipera, come qualsiasi altro essere vivente, necessita di acqua, seppur in minima quantità, quindi solitamente non la troveremo in zone troppo aride. Predilige le aree vicine a ruscelli, pozze d’acqua, incavi della roccia dove si possono accumulare piccole quantità d’acqua con una certa costanza.
In Italia purtroppo l’allarme vipera riguarda anche zona abitate, dove questi serpenti si spingono sino ai giardini, orti e cortili.
Questo animale si riconosce dalla testa della schiacciata e vista dall’alto ha una forma quasi triangolare ed è più larga rispetto a quella dei serpenti non velenosi. Ha un colore che va dal grigio al marrone rossiccio. Può avere una lunghezza massima di 80 centimetri ed il suo corpo presenta dei “disegni” a zig-zag. L’occhio della vipera ha una pupilla verticale, come quella dei gatti, mentre quella degli altri serpenti è circolare. La vipera ha un corpo piuttosto tozzo con coda a punta molto corta. I serpenti non velenosi, al contrario, hanno una forma più allungata ed affusolata.
Nel caso capitasse di venire morsi senza essere riusciti a vedere bene come fosse il rettile, se si tratta di una vipera il segno lasciato sulla cute è ben riconoscibile. Sono evidenti due punti rossi più grandi degli altri, distanziati tra di loro di circa un centimetro. Sono i segni dei denti veleniferi presenti nelle vipere. Se nel morso è presente un solo unico punto più grande degli altri si tratta sempre di una vipera che ha perso uno dei suoi due denti veleniferi. Se il morso è invece quello di un serpente non velenoso si vede una fila di piccoli puntini tutti della stessa dimensione.
Oltre ai segni lasciati dai denti veleniferi, il morso della vipera provoca arrossamento, gonfiore, formicolio, dolore oltre ad un colore bluastro della cute (cianosi) localizzati nei primissimi minuti successivi nella zona circostante, ma rapidamente si espandono. Nel giro di un’ora sopraggiungono gli altri effetti quali nausea, vomito, a volte con sangue, dolori muscolari, diarrea, collasso cardiocircolatorio e shock con perdita di coscienza.
Il morso della vipera è al centro di accesi dibattiti e sul tema circolano anche false informazioni. Secondo alcuni esperti di montagna, nei confronti delle vipere esiste una paura non proporzionale all’effettivo pericolo che rappresentano. Uno degli argomenti centrali riguarda l’incidenza dei casi di morte a causa del suo morso. In base a statistiche condivise dai paesi europei, si registra un decesso in media su un periodo che va da uno a cinque anni. Quindi un dato piuttosto basso rispetto alla totalità delle persone morse.
I primi soccorsi vanno svolti con rapidità e molta attenzione in modo tale che il morso di vipera non si riveli effettivamente mortale. La gravità del morso dipende da diversi fattori: l’età della persona colpita (bambini ed anziani sono i soggetti più vulnerabili), peso corporeo, condizioni generali di salute, sede e profondità del morso e quantità di veleno iniettato. Mediamente la quantità di veleno iniettato con il morso è inferiore del 50% rispetto alla dose mortale per un uomo adulto e buono stato di salute.
Ecco qui la procedura da seguire e le manovre da non compiere:
– L’infortunato deve essere sdraiato e mantenuto tranquillo per evitare che compia qualsiasi movimento, che velocizzerebbe la distribuzione del veleno nell’organismo.
– È comunque indispensabile trasportare l’infortunato al pronto soccorso più vicino, avendo cura di muoverlo il meno possibile.
– La zona del morso va lavata con acqua e sapone e poi disinfettata con sostanze che non contengano alcool, in quanto l’alcool aumenta la tossicità del veleno.
– Se il morso è localizzato nell’arto superiore, vanno sfilati anelli, bracciali e orologi prima della comparsa del gonfiore.
– Va applicato un laccio a qualche centimetro a monte della ferita. Non deve essere troppo stretto per fermare la circolazione linfatica (che veicola il veleno) e non quella sanguigna.
-Quando la parte si sarà gonfiata mettere un secondo laccio più a monte e solo dopo togliere il primo, evitando di far andare in circolo il veleno bloccato prima.
– Sulla zona del morso può essere applicato del ghiaccio. Si possono somministrare all’infortunato bevande eccitanti come tè o caffè che aiutano ad evitare un pericoloso calo pressorio.
– Assolutamente non succhiare il sangue dalla ferita con la bocca per evitare che anche il soccorritore assuma a sua volte del veleno attraverso microferite in bocca che spesso non sappiamo nemmeno di avere.
– Non è consigliabile incidere la cute tra i fori dei denti veleniferi.
– Non devono essere somministrate bevande alcooliche, come grappa o birra o vino, in quanto l’alcool è un vasodilatatore che favorisce l’abbassamento della pressione arteriosa.
Ecco come evitare aggressioni da parte di vipere:
Indossare calzature alte oppure calzettoni di lana pesante: le vipere più piccole difficilmente riusciranno a mordere efficacemente e comunque il morso non conterrà una dose eccessiva di veleno.
– Camminare con passo cadenzato e pesante battendo le erbe e le pietre con un bastone.
– Non raccogliere istintivamente ogni cosa da terra: prima di cogliere qualsiasi cosa, smuovere le erbe e le pietre con un bastone per allontanare ogni possibile minaccia.
– Ispezionare attentamente il luogo in cui ci si desidera sedere.
– Non appoggiarsi su tronchi ricoperti di foglie, su pagliai e su fascine di legna.
– Non mettere le mani sotto rocce, sassi o dentro le fessure del terreno.
Gabriele Ruffoli
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