Condannato ai domiciliari il super testimone di Quarto Grado

E’ stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione il super testimone di Quarto Grado sulla vicenda dei presunti festini collegati alla morte di David Rossi. Si è così espresso il gip del tribunale di Siena, Roberta Malavasi, condannando Massimo De Luca alla pena di un anno e due mesi, disponendo poi la revoca della custodia cautelare in carcere e la sua sostituzione con gli arresti domiciliari in una casa famiglia.

La sentenza punisce De Luca per il reato di stalking nei confronti di Antonio Degortes. E’ proprio Degortes che ne dà notizia sulla propria pagina facebook ‘Dito Nell’Occhio‘, dalla quale si apprende:

“(…) De Luca era stato intervistato dalla trasmissione Quarto Grado con riferimento alla nota vicenda dei presunti festini collegati alla morte di David Rossi.

All’udienza di stamane, nel corso del giudizio abbreviato richiesto dal De Luca, imputato del delitto di stalking in danno di Antonio Degortes, Giada Miniscalco e Fulvio Muzzi, ha rilasciato preliminarmente delle dichiarazioni spontanee davanti al giudice, nel corso delle quali ha chiesto scusa dei suoi comportamenti alle parti offese ed ha affermato che le frasi diffamatorie ed infamanti contenute nei numerosi biglietti lasciati sulle autovetture e sulla porta di casa delle vittime (riferite al presunto coinvolgimento degli stessi nella vicenda dei festini) erano assolutamente infondate e frutto delle sue personali elucubrazioni.

Nell’ambito della condotta escusatoria e riparatoria, l’imputato ha anche provveduto a risarcire i danni provocati all’autovettura del Fulvio Muzzi .

All’esito della conseguente remissione delle querele da parte delle persone offese, il giudice ha dichiarato non doversi procedere per il reati commessi in danno del Muzzi e della Miniscalco, condannando invece l’imputato per i reati commessi in danno di Antonio Degortes alla pena di un anno e due mesi di reclusione, disponendo altresì la revoca della custodia cautelare in carcere e la sua sostituzione con gli arresti domiciliari presso una casa famiglia”.