“La vera lotteria è quella degli esercenti che ancora sono in piedi, e non sanno se lo saranno il giorno dopo. Quella degli scontrini è roba di un’altra galassia”. Leonardo Nannizzi, presidente provinciale di Confesercenti Siena, è realista: “più che un incentivo, l’avvio della lotteria degli scontrini rischia di essere una nuova occasione di retrocessione per molte attività commerciali”.
“Attivando il sito che consente ai consumatori di accreditarsi, l’agenzia delle Dogane ha da ieri evidenziato la volontà di andare avanti in tempi rapidi sull’attuazione di questa iniziativa – dice – la realtà dei fatti però ci delinea una situazione in cui la maggior parte degli esercizi commerciali in cui il consumatore dovrebbe ‘giocare’ è attualmente priva di ciò che serve per permetterglielo. Abilitarsi a questa procedura per un esercente significa adeguare il proprio registratore di cassa, e con quanto è accaduto nel 2020 non si può certo considerare questa come una priorità e pensare che le aziende possano sopportare ulteriori costi, massacrate come sono dalle chiusure e della concorrenza dei giganti del web. Inoltre è utopistico pensare che si possano effettuare interventi di aggiornamento su tutti i registratori fiscali da qui alla fine dell’anno”.
Stando così le cose, secondo Confesercenti, l’avvio dell’operazione già dal primo gennaio sarà doppiamente mortificante: per gli esercenti chi si troveranno un’opportunità in meno per soddisfare i clienti, e per questi ultimi che magari chiederanno di poterla utilizzare e non potranno farlo. “Fa rabbia anche che per concretizzare questa idea nata prima della pandemia, costruendo il sito della lotteria e tutta l’infrastruttura tecnologica, si siano spese risorse pubbliche – aggiunge – I dati di chi fa acquisti con la moneta elettronica sono già tracciabili e disponibili: perché non si è fatto ricorso a quelli, risparmiando soldi e tempo, e stimolando così a non usare i contanti?”
“E’ per questi motivi che è assolutamente necessario rinviare di sei mesi l’avvio della lotteria – aggiunge Nannizzi – e concentrare nel frattempo più risorse per l’ammodernamento tecnologico delle attività commerciali, incluso un contributo per far fronte ai costi di adeguamento dei misuratori fiscali per questo provvedimento pensato da chi non vive la realtà e non si rende conto di cosa vuol dire tenere aperta un azienda. Per concretizzare lo stimolo ai pagamenti elettronici, il piano cashback deve essere semplice e senza aggravi ulteriori per le imprese”.