Confesercenti Siena: “Un mese dalla denuncia del lockdown di fatto, ancora nulla è cambiato”

“L’undici gennaio denunciavamo il lockdown di fatto. E’ passato un mese esatto e sostanzialmente non è cambiato niente: chi deve intervenire perde tempo. E presto si troverà davanti il deserto”.

Così Leonardo Nannizzi, Presidente di Confesercenti Siena, alza i toni dell’appello che sale dalle imprese senesi, in particolare quelle del Terziario.

“Dai pubblici esercizi ai grossisti, dai negozi agli agenti di commercio e alle altre figure dell’indotto: i ricavi restano minimi, con i consumatori ancora diffidenti nel varcare la soglia dei locali al chiuso; e i costi continuano a impazzire”, denunciano dall’associazione.

“I rincari nelle utenze stanno creando una situazione devastante, in particolare per chi lavora nell’agroalimentare – osserva – con questi aumenti spesso si incassa meno di quello che si deve pagare a fine mese. E’ paradossale, perché tante imprese che a fatica sono riuscite a stare in piedi in due anni di pandemia, dovranno fallire per colpa delle bollette”, continua Nannizzi.

Il Presidente di Confesercenti tiene a ricordare che “il primo allarme lo avevamo lanciato già durante le festività, con le attese per presenze e acquisti bruscamente ridimensionate. Gennaio ci era apparso subito come l’inverno del 2020, quando anche nei periodi in cui si poteva stare aperti conveniva restare chiusi – osserva – il 17 gennaio abbiamo chiesto e ottenuto di incontrare il Sottosegretario al Ministero del Lavoro Tiziana Nisini, per esprimere in modo chiaro e netto il nostro disagio e appellarci al Governo perché intervenisse urgentemente. Abbiamo ottenuto rassicurazioni, ma i fatti concreti a tutt’oggi non ci sono. Il Decreto Sostegni Ter ha previsto solo palliativi, fumo negli occhi per prendere tempo in attesa di un nuovo annuncio, arrivato in questi giorni, in vista di altri interventi che si annunciano di nuovo effimeri. Eppure qui di effimero non c’è niente: questa situazione porterà alla chiusura di centinaia di attività e migliaia di posti di lavoro. Considerando anche le mancate aperture sarà un danno epocale per l’economia, il lavoro e la società tutta, che sconterà sempre più strade buie e tristi”.

Nannizzi evidenzia come a tutt’oggi lo smartworking continui a “‘costringere’ tanti lavoratori lontani dalla socialità e dalle attività commerciali, e come la movimentazione turistica resti per ora una lontana chimera. Ci vuole la proroga degli ammortizzatori sociali Covid, lo stop al canone unico almeno fino giugno. Le banche che sbandierano utili devono tornare a concedere credito, le misure del DL liquidità vanno effettivamente riversate sull’economia reale. Questo serve, subito”.

marco crimi

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