Come anticipato dal quotidiano La Nazione, il consiglio comunale di oggi ha avuto un sapore amaro, carico di veleno: nel corso della seduta odierna infatti è stata discussa la delibera sul riconoscimento della legittimità di un debito fuori bilancio rilevato con la partecipata Intesa, relativo alla questione pubblica illuminazione (fornitura e manutenzione), debito accumulato dalla precedente Amministrazione nel 2013 che dovrà essere estinto dall’attuale Amministrazione , come proposto, con una rateizzazione accordata con la controparte. Si parla di 4 fatture arrivate nel 2015 per un totale di quasi 1 milione e 300mila euro (diminuito in precedenza di 90mila euro), cifra che dovrà essere saldata entro il 31-12 con 248mila euro, altri 563mila euro entro il 31-3-2019, ed entro il 31-3-2020 i rimanenti 417mila euro.
Durante la seduta odierna, l’assemblea consiliare ha riconosciuto debito fuori bilancio relativi al saldo dei servizi di pubblica illuminazione, forniti da Intesa SpA, per complessivi 1milione 239mila euro.
“Per il Comune – ha introdotto l’assessore al Bilancio Luciano Fazzi – di fronte ad una esposizione debitoria che si trascinava da anni, la delibera costituisce un atto dovuto, portato avanti per senso di responsabilità politica e per correttezza amministrativo-contabile, al fine di arrivare a un accordo che eviti conseguenze più gravi per l’Ente”.
Fazzi ha ricordato all’aula che “nel 2000 l’Amministrazione aveva approvato il contratto di servizio con il Consorzio intercomunale Energia Servizi Acqua INTESA (oggi Intesa SpA), della durata di 15 anni, per la gestione del servizio di pubblica illuminazione, comprensivo anche della manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti illuminanti e semaforici. Nella fase finale del contratto e dopo una limitata proroga, nel settembre 2016, a seguito di una valutazione delle varie ipotesi di gestione per gli anni successivi, l’Ente ha proceduto ad affidare il servizio alla società Citelum, individuata con procedura Consip. Alla chiusura del contratto Intesa aveva inviato al Comune di Siena 4 fatture a saldo di prestazioni effettuate tra gli anni 2012 e 2014 e mai fino ad oggi pagate ne formalmente contestate. Solo dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione, Comune e Intesa hanno attivato un percorso di verifica per la definizione della somma dovuta dal Comune di Siena a Intesa. La vertenza è stata risolta mediante il ricorso ad un accordo transattivo nel quale Intesa ha rinunciato in parte alle sue richieste per circa 91mila euro (per spese di investimento non riscontrate dagli uffici tecnici comunali), mentre il Comune dovrà corrispondere a Intesa 1milione e 230mila euro circa, a saldo delle fatture per il contratto di pubblica illuminazione in tre tranche così concordate: 248mila euro alla fine del 2018, 563mila euro entro marzo 2019 e 417mila alla fine di marzo 2020. Contestualmente a questi pagamenti, l’azienda provvederà a versare all’Amministrazione i dividenti pregressi, già maturati e contabilizzati, ma non ancora erogati”.
De Mossi che ha annunciato che sarà obbligato a rivolgersi alla Corte dei Conti: “Capisco la situazione umana di Valentini – ha detto – ma questi debiti vanno riportati quando vengono trovati. Abbiamo dovuto agire con tempestività, non abbiamo trovato traccia di questi fantomatici vizi da nessuna parte, dovevano essere comunicati nel passaggio di consegne e non è stato fatto. La politica si aspetta atteggiamenti migliori, sono obbligato a mandarli alle sedi giurisdizionali, la corte dei conti”. Richiesta avanzata anche da Maurizio Forzoni. Valentini ha chiesto poi l’attivazione della Commissione d’inchiesta, configurandosi un fatto penale”.
“La società (partecipata) Intesa ha gestito l’illuminazione pubblica del Comune di Siena fino al 2016 ed oggi in Consiglio Comunale la Giunta ha proposto di accordarsi per sistemare le pendenze precedenti per oltre 1,2 ml di euro, accusando che fosse un debito impagato dalla precedente Amministrazione. Non è così – specifica il consigliere Bruno Valentini – . Non è un debito dimenticato, è un debito da contestare. C’è una lunga diatriba fra Intesa e Comune, precedente alla mia Amministrazione (iniziò nel 2002), sulla legittimità di quanto preteso da Intesa, non tanto per lo svolgimento del servizio quanto per gli investimenti fatti e/o non fatti. Gli Uffici Comunali, più volte da me interpellati, non ci hanno mai fornito il via libera al pagamento di quanto chiesto da Intesa, chiedendo il relativo stanziamento nel bilancio comunale. Anche perché se era dovuto, lo avremmo pagato tranquillamente così come lo intendono pagare adesso (visto che le risorse ci sono oggi come c’erano in corso d’anno). Ripeto per chiarezza: fino al 24 giugno 2018 gli Uffici non hanno mai chiesto al sindaco od alla Giunta di pagare fatture in più rispetto a quanto regolarmente già onorato dal Comune. Ho fatto notare che fra gli allegati della delibera manca una relazione dell’Ufficio Tecnico che giustifichi ed asseveri i conteggi di Intesa, ma l’assessore al Bilancio ha detto di avere una mail (dell’Ufficio Tecnico) che però -misteriosamente- non è comparsa e potrò consultarla solo con una richiesta di accesso agli atti. Concludendo, per quanto sia affezionato ad Intesa (società pubblica efficiente ed utile per la collettività), prima di tutto tutelo gli interessi del Comune e sarebbe stato opportuno dirimere la controversia attraverso un arbitro “terzo” (che avrebbe valutato la legittimità delle pretese) invece di prendere per buone le richieste della controparte – conclude Valentini – , tranne uno sconto sugli interessi che Intesa ha accordato.”
Il consigliere Pierluigi Piccini ha chiesto una commissione di inchiesta su Valentini.
L’assemblea consiliare ha inoltre approvato il riconoscimento della legittimità del debito fuori bilancio a saldo dei contributi del Comune a favore della Fondazione Musei Senesi: “Si è provveduto – ha informato l’assessore al Bilancio Luciano Fazzi – a definire la copertura della spesa di circa 53mila euro con un ridimensionamento dello stanziamento del Fondo di Riserva, che mantiene, comunque, idonea capienza in questa fase finale di esercizio”.